ERT, prima della cessazione delle attività, era un network costituito da 4 canali televisivi, di cui uno internazionale, e da 19 emittenti radio a divulgazione regionale. Nel giugno 2013 l'esecutivo conservatore, guidato da Andonis Samaras, emise un decreto ad hoc che ne ordinò la chiusura, con le accuse alla dirigenza di partitocrazia, nepotismo e sprechi di denaro pubblico. Vi lavoravano 2.700 dipendenti, 1.500 dei quali verranno reintegrati co un contratto a tempo indeterminato.
In quel frangente il partito Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis uscì dalla coalizione governativa, in disaccordo con la chiusura dell'azienda. Centinaia di dipendenti occuparono l'edificio in cui aveva sede l'Ert, e, nonostante l'oscuramento dei canali e del ripetitore principale, continuarono a trasmettere via web grazie alla collaborazione dell'European Broadcasting Union, finchè la polizia intervenne in forze all'alba del 7 novembre e sgomberò l'edificio dagli ultimi 50 dipendenti.
La decisione è stata presa dal parlamento ellenico ieri, su proposta del governo, con i voti della sola maggioranza.
Per ripristinare tutte le attività, sarà ora prevista una riduzione generale delle spese, anche grazie a un audit esterno, e a una riforma della governance, secondo la quale cinque dei sette membri del consiglio di amministrazione saranno eletti dalla commissione Trasparenza del parlamento, mentre i restanti due dal personale della ERT con voto segreto.
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