Con una nota diffusa questa mattina l'OLP ha smentito quanto affermato ieri dall'inviato del presidente Abu Mazen a Damasco. Ahmad Majdalani aveva infatti dichiarato alla radio Voice of Palestine, di avere trovato un accordo con il governo siriano per "mandare via i terroristi dell'ISIS" dal campo profughi di Yarmouk. "La soluzione militare — aveva detto Majdalani a margine di un incontro con le autorità siriane — è l'unica possibilità".
Oggi invece la frenata, motivata dal "rifiuto di farsi trascinare in un'azione armata di qualunque tipo e sotto qualsivoglia copertura". L'Olp, secondo fonti interne al movimento, non vuole che rifugiati palestinesi del campo di Yarmouk vengano coinvolti nella guerra civile che insanguina la Siria da oltre 4 anni, ed il passo indietro rispetto a quella che sembrava una decisione già presa e ampiamente condivisa è la logica conseguenza di questi timori. Non è ancora chiara la posizione delle 2 fazioni palestinesi presenti nel campo di Yarmouk, Hamas e Aknaf Beit al-Maqdis, che da mesi sostengono i gruppi sunniti che combattono contro il regime di Assad.
La situazione di Yarmouk intanto, definita in questi giorni dall'Unicef una "nuova Srebrenica", è al collasso: stremati da anni di guerra civile e ora sotto assedio dei miliziani dell'ISIS e dei quaedisti di Al Nusra, si contano oltre 3500 bambini in condizioni di indigenza totale, senza cibo né medicine.
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