Con il prolungamento delle restrizioni anti-contagio ad aprile sale a 1,1 tonnellate la quantità di cibi e vini rimasti invenduti a causa delle limitazioni all'attività di bar, ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi.
E' questo il bilancio di un anno di pandemia nella filiera agroalimentare che Coldiretti ha presentato durante il Summit con il governo "Recovery 'Food', l'Italia riparte dal cibo" organizzato con Filiera Italia.
Il crollo delle attività di ristorazione travolge l'intero settore dell'agroalimentare Made in Italy che non trova più uno sbocco di mercato. Sulla filiera, oltre alle chiusure, pesa anche l'azzeramento del turismo e in particolare l'assenza di turisti stranieri.
Oltre al danno economico e occupazionale si aggiunge il rischio estinzione per oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale, dai formaggi ai salumi fino ai dolci.
#COVID19, Coldiretti: con le misure anti contagio previste per tutto il mese di aprile salgono a 1,1 milioni di tonnellate i cibi e i vini invenduti dall’inizio della pandemia per i crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi pic.twitter.com/xDZLeFKuxv
— Coldiretti (@coldiretti) April 1, 2021
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Ad essere stati più colpiti dalla drastica riduzione dell’attività sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi fino ai formaggi.
"Si stima che 330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili", sottolinea la Coldiretti.
L'esplosione della spesa delle famiglie in consumi alimentari pari al 7,4% nel 2020 non è riuscita a compensare il calo del volume d'affari nella ristorazione, dimezzato del 48%. I consumi hanno toccato il minimo in dieci anni segnando un crack da 30 miliardi di euro, secondo un'analisi di Coldiretti su dati Ismea.
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