Dopo il vertice governo-regioni ormai il lockdown di Pasqua sembra essere una realtà sempre più concreta. L’intenzione del ministro della Salute, Roberto Speranza, condivisa con i governatori, è quella di istituire una zona rossa nazionale, ad eccezione dell’unica regione “bianca”, la Sardegna, dal 3 al 5 aprile per limitare al massimo contatti e spostamenti che possano provocare un’ulteriore salita dei contagi.
Secondo la stessa associazione, infatti, gli italiani che per tradizione trascorrono le festività pasquali fuori casa sono almeno 7 milioni. Tutti potenziali clienti di ristoratori e albergatori, che dovranno chiudere i battenti.
Per il settore, questa, rischia di essere l’ennesima stangata. Ieri il presidente del movimento Mio Italia, Paolo Bianchini, aveva detto a Sputnik Italia che di fronte alle nuove chiusure, senza “un’immissione di liquidità pesante per le aziende entro il mese di aprile, c’è il rischio che il 50 per cento delle nostre attività chiuda per sempre”. Si parla, per il presidente della stessa associazione, di “120-130mila ristoranti a rischio”.Il lockdown pasquale rischia di aggravare la situazione anche secondo la Coldiretti, con il pericolo concreto di “travolgere a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy, con vino e cibi invenduti per un valore di 11,5 miliardi dall’inizio della pandemia”. Non solo. A soffrire è tutto l’indotto, con agricoltori, allevatori e produttori di vino che hanno dovuto fare i conti con le difficoltà della filiera Horeca. “Si calcola – scrive Coldiretti - che 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di chili di pesce e frutti di mare e circa 200 milioni di bottiglie di vino non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali”.
Ad aggravare il quadro potrebbe aggiungersi il passaggio di quasi tutta Italia in zona rossa o arancione già da lunedì, che, secondo le stime della stessa associazione, determinerebbe un crollo del fatturato dell’80 per cento.
“Anche alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione - è quindi l’appello di Coldiretti - è importante consentire le aperture nei locali della ristorazione dove sono state adottate importanti misure di sicurezza, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso”.
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