Una strategia fatta di tanti elementi. Da una parte il rispetto delle tempistiche per le dosi vaccinali e dell’intervallo tra queste. Dall’altra l’analisi e l’approvazione di più vaccini per poter garantire una copertura più estesa alla popolazione europea. A fare il punto sulla roadmap Ue è il presidente della task force dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) Marco Cavaleri, che su La Stampa spiega quali saranno i tempi per i prossimi preparati in revisione.
La decisione sul vaccino Johnson&Johnson, che gli Stati Uniti hanno già autorizzato, “arriverà entro metà marzo” dopo l’analisi dei dati da parte della task force Ema e dal comitato scientifico dove siedono i rappresentanti delle agenzie dei Paesi membri.Cavaleri è sicuro che il vaccino J&J funzionerà con una sola dose:
“Secondo la casa farmaceutica con un’efficacia del 66%, ma sul campo potrebbe arrivare all’80. Stanno sperimentando anche la seconda dose nel caso l’immunità finisse troppo presto”.
In arrivo altri alleati
Il presidente della task force aggiunge che i prossimi vaccini ad essere autorizzati “potrebbero essere l’americano Novavax a maggio e il tedesco Curevac a giugno, entrambi promettenti e con due dosi”.
Sul russo Sputnik V sottolinea che sono stati inviati “dati con un’interazione positiva, ma non ancora un dossier completo secondo gli standard dell’Ema”.
Per quanto riguarda il vaccino cinese Sinovac “ci sono contatti promettenti e se ne valuta l’autorizzazione. Il rapporto con i cinesi è più lineare di quello con i russi, perché comprendono meglio la necessità dell’Ema di verificare le analisi sulla qualità del vaccino”.

Le dosi, una, due o tre
Per Cavaleri, in attesa di altri vaccini, è obbligatorio rispettare i calendari di somministrazione, in particolare per le due dosi, senza sforare i tempi per la seconda o eliminarla.
Il presidente della task force aggiunge che per chi ha già contratto il virus è ipotizzabile una sola dose, ma “i dati sono limitati”.
E per l’eventuale terza dose Cavaleri spiega che “tutte le case farmaceutiche ci stanno lavorando, in particolare per la variante sudafricana. Molto dipenderà dall’andamento della pandemia”.
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