Con le scuole superiori ancora al 50% delle presenze e materne ed elementari chiuse nelle zone rosse, il ministro sottolinea l’importanza di “essere molto cauti perché la sfida del virus è ancora alta”. Per questo, ha detto in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, “la prima cosa da fare è vaccinare tutti gli insegnanti e il personale, anche i più grandi di età".
Confronto con le Regioni sul calendario scolastico
Per recuperare la didattica persa a causa della pandemia, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ipotizzato modifiche al calendario scolastico, competenza che spetta alle regioni "in situazione ordinaria". Ma oggi la situazione non è ordinaria.
“Per questo mi voglio confrontare con le Regioni. La legge prevede almeno 200 giorni di lezione, ma non è un problema di un giorno in più o in meno a scuola. Dobbiamo decidere rispettando i diritti e la vita delle persone, valutando situazioni diverse, tra primarie e scuole superiori per esempio: quello che si è perso è soprattutto la socialità, lo stare insieme non la singola disciplina. La scuola non è solo insegnamento, apprendimento ma anche vita comune”.

"La pandemia ha esasperato le disuguaglianze: ripartire dal Sud"
Bianchi ha espresso preoccupazione in particolare per i problemi di diseguaglianza, “già gravi”, esasperati dalla pandemia.
“Ha mostrato come nel nostro Paese ci siano situazioni molto differenti. E io voglio ripartire dal Sud che è la zona più in difficoltà perché per rilanciare il sistema si comincia da chi ha più problemi, da chi è più debole: non dimentichiamo che in certe zone della Calabria e della Campania uno studente su tre si perde per strada, che in Sicilia solo il 5 per cento dei bambini va al nido”.
Esame di maturità. “Non voglio sentir parlare di tesina!”
Sulla prossima maturità, il ministro è categorico: “Non voglio sentir parlare di tesina! I maturandi sono ragazzi e ragazze alla fine del loro percorso scolastico di cinque anni: dovranno preparare un elaborato ampio, personalizzato, sulle materie di indirizzo concordandolo con il consiglio di classe”.

L’elaborato sarà quindi discusso “con la commissione, composta dai loro insegnanti. Da qui comincerà l’orale che si svilupperà poi anche sulle altre discipline. Consentiremo loro di esprimere quanto hanno maturato e compreso nel corso degli anni anche con una visione critica”
La prima riforma? L’istruzione tecnica
Interpellato infine su quale considera la prima riforma da fare nel Paese, Bianchi ha risposto: “Quella dell’istruzione tecnica, dagli istituti professionali agli Its di cui dobbiamo ridisegnare i percorsi”. Nel suo discorso al Senato per la fiducia, Draghi ha annunciato di voler "porre particolare attenzione agli istituti tecnici", sottolineando che si stima "in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale".
Ma il ministro ammette di avere un sogno:
“Sogno per i ragazzi un percorso scolastico che parte dai tre anni e arriva fino alla fine della laurea triennale, perché solo così colmeremo il gap per i giovani del nostro Paese”.
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