Il 46,76 per cento dei beni confiscati alla mafia resta inutilizzato. Una percentuale, quella dei beni assegnati per i quali non è ancora stata avviata “l’opera di rifunzionalizzazione”, che sale al 50,59 per cento in Sicilia dove praticamente la metà del patrimonio sequestrato alla criminalità organizzata rimane preda dell’abbandono.
Il dato, definito “preoccupante”, è aggiornato al gennaio del 2020 e compare nell’ultima relazione sui “Beni sequestrati e confiscati alla criminalità mafiosa in Sicilia”, che è stata presentata ieri, in videoconferenza, dalla commissione Antimafia della Assemblea Regionale Siciliana.

In Sicilia un bene su due resta inutilizzato
Dalla discussione è emerso come in Sicilia, in totale, siano 5.644 gli immobili gestiti dalla Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, di cui 3871 in via definitiva.
La maggior parte, come si legge su RaiNews24, sono stati confiscati a Palermo. Tra le province dove è stato effettuato il maggior numero di sequestri ci sono poi Trapani, Messina e Caltanissetta.
Roberta Schillaci, consigliera del M5S che fa parte della Commissione, sentita da Repubblica, propone di “potenziare le sedi periferiche” per ovviare ai problemi della gestione statale, visto che il 50 per cento dei beni sequestrati si trova in Sicilia. E ancora una legge regionale, una riforma a livello nazionale e un osservatorio per vigilare sul destino del patrimonio oggetto di confisca.

La questione delle aziende
Il mancato utilizzo riguarda anche le aziende. Alla base della moria di società, secondo quanto si legge sempre su Repubblica, ci sarebbe “la scomparsa delle commesse”, “l’aumento dei costi” o addirittura lo “choc da sequestro” che comporta una perdita della reputazione per le imprese sequestrate.
Secondo i dati pubblicati dallo stesso quotidiano su 780 aziende passate dalle mani di Cosa Nostra a quelle dello Stato, ne sono sopravvissute soltanto 39.
Un quadro che impensierisce il presidente della commissione antimafia dell'Ars, Claudio Fava, che con La Repubblica parla di “una mortalità estremamente alta delle aziende confiscate”.
Sulla questione è intervenuto anche il consigliere di Italia Viva, Nicola D'Agostino, che ha annunciato di voler predisporre "una proposta di legge che aiuti a riorganizzare la filiera, imponendo l’applicazione di procedure che impediscano ai mafiosi di continuare a detenere un immobile sequestrato ed obbligando i comuni ad un ruolo più responsabile".
In sintesi, come riporta l’Ansa, la conclusione della relazione dell’Antimafia siciliana è che vada ripensato il “destino” dell’Agenzia che a livello nazionale si occupa della gestione delle proprietà strappate alle organizzazioni criminali, per renderla più efficace.
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