A distanza di quasi un anno da quel 21 febbraio 2020 che cambiò l’approccio alla pandemia in Italia, Annalisa Malara, l’anestesista che spronò l’equipe medica a sottoporre il paziente 1 al tampone Covid-19 anche se non previsto dal protocollo medico, ricorda quei momenti drammatici.
La dottoressa Malara intervistata dall’Huffington Post, riflette sulla paura del “trovarsi di fronte a qualcosa di inarrestabile”, ma anche la paura “per quell’uomo che si era aggravato nel giro di poco tempo, che respirava a fatica” e anche la paura “di essere stata contagiata”.
Ma la paura è stata messa da parte dalla professionalità e dalla consapevolezza che bisognava agire per arginare il contagio.
La dottoressa Malara ricorda l’arrivo del dottor Piergiorgio Villani come rinforzo e con cui si alternò accanto al paziente 1 e poi al paziente 2 e al paziente 3.
“È stato l’inizio di qualcosa di drammatico, ma i quel momento non c’era tempo per fermarsi a pensare”.
Non dimentica la rianimatrice il neon della scritta “Emergenza in corso” che non smetteva di lampeggiare e non dimentica il rientro in servizio dopo alcuni giorni di quarantena.

E poi l’arrivo dei Nas dei Carabinieri che sequestrano la cartella medica del paziente 1 vissuta come una “tegola” e la paura di essere sottoposta a qualche procedura disciplinare.
Ed invece poi è arrivata l'onorificenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, una sorpresa che “mi ha fatto molto piacere”, ammette.
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