Droga, tratta di esseri umani, prostituzione, patti di non belligeranza con le mafie del territorio. Così l’Italia è diventata “terra di conquista” per la mafia nigeriana. A sottolinearlo, in un rapporto redatto dal Servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale, è il ministero dell’Interno.
“Per la posizione strategica che riveste nel bacino del Mediterraneo, con la presenza di importanti porti ed aeroporti collegati alle rotte internazionali – si legge nel testo del documento, pubblicato sul sito del Viminale e riassunto dall’Agi - è considerata dalla criminalità nigeriana una terra dove poter espandere i propri interessi illegali”.
Non è un caso quindi che quella nigeriana risulti anche nei primi nove mesi del 2020 l’etnia con più soggetti denunciati o arrestati per il reato di associazione mafiosa con 37 segnalazioni. Nello stesso periodo del 2019 erano state 109. Seguono i cinesi, gli albanesi, i romeni e i marocchini.
I traffici della mafia nigeriana in Italia
I primi cult, le confraternite nigeriane, arrivano in Italia nei primi anni ’80 stabilendo i propri traffici in alcune città del Nord e in Campania, sul litorale Domizio, in particolare a Castel Volturno. Col tempo la presenza di queste organizzazioni criminali si è espansa in tutta la Penisola, comprese Sicilia e Sardegna. Uno sviluppo che, secondo l'ultimo report della polizia criminale, è proseguito anche nel 2020.
I traffici gestiti dai clan nigeriani sono i più disparati e vanno dallo spaccio e al traffico di stupefacenti, alla tratta di uomini e soprattutto donne da inserire nel mercato della prostituzione.
“L'organizzazione mafiosa – sottolinea il documento del Viminale - gestisce e controlla tutte le fasi, dall'adescamento delle risorse umane in Nigeria fino all'impiego delle medesime nei vari Paesi del mondo”.
Un sistema basato su violenza e riti magici
Si tratta di ragazzine che vengono da famiglie poverissime, che vengono ricattate, anche con l’utilizzo di riti animisti come il Juju e il Voodoo. È l’intero sistema delle confraternite, in realtà, a reggersi su un meccanismo intimidatorio che si basa su un mix di magia nera, cruenti riti di affiliazione e violenza.
Secondo l’ultima relazione del Viminale, le organizzazione hanno fatto un passo in avanti in questo senso raggiungendo “la capacità di minacciare in egual misura anche soggetti autoctoni" e non più soltanto i connazionali.
IL patto con le mafie locali
L’attività criminale in alcune aree, come la Campania, la Sicilia o il Nord Est, coesiste con quella portata avanti da altri sodalizi criminali. Emblematico, in questo senso, è il caso di Palermo dove, viene messo nero su bianco nel documento, “le storiche famiglie mafiose palermitane tollerano la presenza di gruppi organizzati stranieri che operano nei quartieri di competenza delle stesse”.
È così che i nigeriani “hanno ottenuto, in questa area, la propria autonomia per la gestione delle attività illegali come il narcotraffico e lo sfruttamento della prostituzione".
Lo stesso accade sul litorale Domizio, dove i cult operano “liberamente non soltanto nel traffico di droga ma anche nelle estorsioni, nell'immigrazione clandestina, nel traffico degli esseri umani e nello sfruttamento della prostituzione”.
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