Dallo stabilimento ex-Ilva di Genova si segue con attenzione, e non poco timore, l’evolversi della situazione a Roma, dove lo Stato rientra nella società dell’acciaio che aveva svenduto negli anni ‘90 per appianare il buco da migliaia di miliardi di lire lasciato dai politici della “prima repubblica”.
Adesso servono 250 milioni di investimenti, ulteriori, solo per lo stabilimento genovese per rilanciare il “laminatoio e la banda stagnata” fa sapere l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Genova, Stefano Garassino.
L’investimento serve per “raggiungere uno standard produttivo ai livelli degli altri siti europei e un’adeguata sostenibilità ambientale”, ha affermato il politico locale.
Ieri nello stabilimento ubicato a Cornigliano (Genova) si è staccata una lamiera del carroponte durante la normale attività lavorativa.
Secondo l’assessore questo è un “campanello d’allarme che non può lasciarci indifferenti sulla situazione di reale necessità di interventi nello stabilimento”.
Il sito viene considerato importante non solo per il livello locale, ma anche strategico a livello nazionale.
Aumentare la produzione di laminato
L’assessore ricorda che nello stabilimento si producono 100 mila tonnellate di laminato, ma con gli investimenti si potrebbe salire a 400 mila tonnellate che è la stessa quota dei competitor europei.
Questo avrebbe “ricadute positive anche sul piano occupazionale”, dice ancora l’assessore Garassino.
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