Un vaccino realizzato in Italia, a pochi chilometri da Roma, a Castel romano, completamente ideato e realizzato nella Penisola, finanziato dalla Regione Lazio e dal ministero della Ricerca e sviluppato in collaborazione con l’Istituto Spallanzani. Un vaccino contro il coronavirus che parla tutto italiano e che potrebbe essere pronto per l’estate e costare tra i 5 e i 10 euro a dose con una corsia preferenziale per il Servizio sanitario nazionale. A dirlo è la presidente di ReiThera, l’azienda sviluppatrice, Antonella Folgori che parla in un’intervista a La Stampa.
“La fase 1 si è conclusa positivamente, abbiamo verificato la sicurezza del vaccino e la sua capacità di far produrre anticorpi ai soggetti a cui è stato somministrato, è successo nel 94% dei casi”, ma ancora non si parla di efficacia che “va valutata su una platea più ampia di volontari, utilizzando un gruppo di controllo a cui viene dato il placebo, non bastano le decine vaccinate nella fase 1”.
Ma, sottolinea Folgori “le indicazioni ottenute ci fanno essere ottimisti rispetto all’obiettivo finale”.
I tempi per l’approvazione
La presidente di ReiThera spiega l’iter dei prossimi mesi e l’auspicio di arrivare a un via libera entro l’estate: “Contiamo di avviare la fase 2 nel mese di febbraio e, se tutto va bene, la fase 3 in primavera. L’obiettivo è quello di concludere la sperimentazione entro l’estate, per poi presentare la richiesta di autorizzazione alle agenzie regolatorie”.
Le risorse per la produzione
Folgori sottolinea che per portare avanti le altre fasi del trial del vaccino “servono le risorse”. Il progetto è stato finanziato fino ad ora con otto milioni di euro dalla Regione Lazio e dal ministero della Ricerca e ora c’è l’intenzione “del governo, confermata dal commissario Arcuri” di un ingresso dello Stato nel capitale di ReiThera “per alcune decine di milioni di euro, almeno per iniziare”.
È fondamentale, infatti, aumentare la capacità di produzione, che attualmente ha una stima di “100 milioni di dosi all’anno”, quindi “8-9 milioni di dosi al mese” con l’auspicio di “poter fare le prime consegne entro la fine del 2021”.
Usato il virus dell’influenza dei gorilla
Per sviluppare il vaccino la ReiThrera, che è specializzata nell’uso dell’adenovirus fin dai tempi del vaccino contro l’ebola, ha usato “l’adenovirus dei gorilla, che ha lo scopo di ‘trasportare’ una sequenza di codice genetico del coronavirus che provoca la reazione del nostro sistema immunitario”.
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