Le organizzazioni sindacali avevano denunciato “la cecità” di Frank rispetto alle possibili condizioni personali dei lavoratori, "producendo effetti discriminatori in quanto penalizza il diritto di sciopero, la malattia e i lavoratori con esigenze di conciliazione vita/lavoro”. La decisione del Tribunale di Bologna di accogliere tale ricorso segna “una svolta epocale nella conquista dei diritti e delle libertà sindacali nel mondo digitale”, ha commentato oggi il segretario confederale della Cgil, Tania Scacchetti.
🟥 Dal Tribunale di Bologna arriva una decisione epocale. L’algoritmo di #Deliveroo discrimina i #rider che si ammalano e scioperano.
— CGIL Nazionale (@cgilnazionale) January 2, 2021
Vittoria della Cgil!
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"Per la prima volta in Europa un giudice stabilisce che `Frank` è cieco e pertanto indifferente alle esigenze dei rider che non sono macchine, ma lavoratori con diritti. Il ranking reputazionale declassa alla stesso modo, senza alcuna distinzione, sia chi si assenta per futili motivi che chi si astiene dalla consegna per malattia o per esercitare il diritto di sciopero”, ha rimarcato Scacchetti.
Fino allo scorso novembre, ordini, ritiri e consegne erano infatti decise dall’algoritmo che geolocalizzava i rider e smistava le consegne in base al loro punteggio, ottenuto rispetto agli indici di affidabilità e partecipazione. Ai rider con punteggio più alto venivano assegnati turni in orari di punta e nelle zone migliori, quindi con migliori prospettive di guadagno, secondo quanto ricostruito dai sindacati.
Deliveroo aveva respinta l'accusa di ogni discriminazione attuata contro i lavoratori, sostenendo che "l’algoritmo ‘Frank’ utilizza solo la posizione dei rider e il tipo di mezzo utilizzato per proporre le consegne".
Modello di valutazione frutto di una "scelta consapevole"
Il giudice ha inoltre ritenuto che “il modello di valutazione adottato dalla piattaforma di food delivery era il frutto della 'scelta consapevole' dell’azienda di privilegiare la disponibilità del rider, senza mai considerare le ragioni del suo possibile mancato collegamento alla piattaforma, poiché come afferma il Tribunale, 'quando vuole, la piattaforma può togliersi la benda che la rende cieca o incosciente rispetto ai motivi della mancata prestazione lavorativa da parte del rider e, se non lo fa, è perché lo ha deliberatamente scelto'”, ha aggiunto il segretario confederale della Cgil.
“Il provvedimento costituisce un fondamentale passo avanti nel percorso che ci vede da sempre impegnati nella tutela del lavoro, dei lavoratori dalla nuova economica digitale", ha concluso Sacchetti.
Tavolo sul contratto aperto al ministero del Lavoro
La sentenza arriva con il tavolo sul contratto aperto al ministero del Lavoro con sindacati e piattaforme, dopo le proteste dei lavoratori contro il contratto siglato da Assodelivery con la sigla sindacale Ugl, ed entrato il 3 novembre, e dopo che il colosso del delivery food, Just Eat, ha rotto il fronte delle piattaforme digitali annunciando l'intenzione di assumere i rider nel 2021 con un contratto di lavoro dipendente.
Sentenza di Palermo
Lo scorso novembre un Tribunale di Palermo ha ordinato all’azienda Glovo di assumere come dipendente un rider che aveva licenziato.
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