La Fondazione GIMBE lancia un nuovo allarme in seguito al monitoraggio indipendente effettuato nella settimana 2-8 dicembre. Secondo quanto riportato dall'analisi, si registra un lieve rallentamento nella crescita di casi Covid correlato anche ad una netta e ingiustificata riduzione nel numero di tamponi e casi testati.
E' inoltre in calo la pressione sugli ospedali, anche se ricoveri e terapie intensive rimangono in 15 regioni superiori alla soglia di saturazione. Visto il periodo invernale, l'imprevedibile impatto dell'influenza stagionale, l'impossibilità di riprendere il tracciamento e l'imminente passaggio a zona gialla dell'intero Paese sono elementi che potrebbero innescare la terza ondata.
"Anche questa settimana si confermano evidenti segnali di rallentamento del contagio quali la riduzione dell’incremento percentuale dei casi totali (8,4% vs 11,4% a livello nazionale, registrata anche in tutte le Regioni) e del numero dei nuovi casi settimanali, ma l’effetto non è dovuto solo alle misure introdotte" dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE.
Rimane infatti stabile il rapporto positivi/casi testati e si registra un’ingiustificata riduzione di oltre 121 mila casi testati (-18,1%), che solo in 5 Regioni aumentano rispetto alla settimana precedente.
#COVID19: report @GIMBE 1-8 dicembre
— Nino Cartabellotta (@Cartabellotta) December 10, 2020
👉Epidemia rallenta
👉Rapporto positivi/casi testati stabile
👉Netta riduzione tamponi e casi testati
👉Minore pressione ospedali ma soglie saturazione ricoveri e terapie intensive superate in 15 regioni
👉Attenzione alla "tempesta perfetta" pic.twitter.com/lS8vboxZKZ
"Da questi numeri emergono tre ragionevoli certezze: innanzitutto che le misure introdotte hanno frenato il contagio; in secondo luogo che l’effetto delle misure sull’incremento dei nuovi casi è sovrastimato da una consistente riduzione dell’attività di testing; infine che, a invarianza di misure restrittive, la discesa della curva sarà molto lenta, certo non paragonabile a quella della prima ondata" spiega Cartabellotta.
Quadro clinico del Paese ancora grave e instabile
"Siamo in una fase estremamente delicata dell’epidemia per almeno tre ragioni: innanzitutto con oltre 700 mila attualmente positivi è impossibile riprendere il tracciamento dei contatti; in secondo luogo, ci attendono lunghi mesi invernali che favoriscono la diffusione di tutti i virus respiratori; infine, sino a metà gennaio non sapremo se l’impatto dell’influenza sarà, come auspicato, più contenuto rispetto alle stagioni precedenti. In tal senso, arrivare a quel momento con gli ospedali saturi potrebbe avere conseguenze disastrose per la salute e la vita delle persone" ribadisce Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE.
Le altre due ragioni sono rappresentate dal passaggio dell'intero Paese a zona gialla sotto le festività natalizie e dall'entusiasmo relativo all'arrivo del vaccino.
"Alla vigilia delle festività natalizie, tutte le Regioni si avviano a diventare gialle, un colore che non deve essere letto come un via libera, ma impone il rispetto di regole severe per impedire assembramenti e ridurre al minimo i contatti sociali tra persone non conviventi. Infine, l’auspicato e imminente arrivo del vaccino non deve costituire un alibi per abbassare la guardia: nella più ottimistica delle previsioni, infatti, un’adeguata protezione a livello di popolazione potrà essere raggiunta solo nell’autunno 2021 con una massiccia adesione delle persone alla campagna di vaccinazione" conclude Cartabellotta.
In precedenza, il Presidente della Fondazione GIMBE ha avvertito durante un'intervista a La Stampa il rischio di una strage che potrebbe provocare l'influenza stagionale.
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