Si è spenta all’età di 96 anni Lidia Menapace, staffetta partigiana e una delle ultime poche testimoni dirette della Resistenza italiana. Nata a Novara il 3 aprile del 1924, viene ricordata per il suo attivismo pacifista e per la sua militanza femminista.
Menapace, all’anagrafe Lidia Brisca, è stata anche senatrice della Repubblica italiana.
Si è distinta per la sua attività instancabile, per il suo attivismo politico e per la sua testimonianza della Resistenza raccontata ai giovani, ai quali raccontava degli anni vissuti sotto i bombardamenti, la sua attività di staffetta in bicicletta con il terrore di poter incontrare i nazisti o i fascisti lungo la strada.
I messaggi viaggiavano sulle sue gambe, niente messaggi scritti, tutto doveva essere memorizzato e trasmesso a voce per evitare che durante un controllo venisse scoperta.
Tra i fondatori de Il Manifesto, l’autonomia femminista l’aveva imparata in famiglia dalla madre:
“Siate indipendenti economicamente e poi fate quello che volete, il marito lo tenete o lo mollate o ve ne trovate un altro. L’importante è che non dobbiate chiedergli i soldi per le calze”.
Così insegnava la madre di Lidia, a lei e alla sorella ad affrontare la vita.
Diretta e senza paura, diceva quel che pensava, anche quando il suo pensiero le poteva costare cariche politiche o la carriera universitaria all’Università Cattolica dove aveva insegnato.
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