Per Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, fondazione che in questi mesi si sta occupando di monitorare l’evoluzione dell’epidemia di Covid nel nostro Paese, siamo ancora “nella parte più buia del tunnel”. E sarà così per “diversi mesi in attesa del vaccino”.
Il rischio, però, è che, ha detto in un’intervista al quotidiano La Stampa, a gennaio possa innescarsi un nuovo tsunami con l’arrivo del picco dell’influenza stagionale che potrebbe mandare in tilt gli ospedali.
Cartabellotta non va per il sottile: “C’è il rischio di una strage – dice al quotidiano torinese – se invece di chiudere la seconda ondata di Covid, facciamo partire la terza”. Per questo, per le festività alle porte invoca il “massimo rigore”.
“Bisogna scendere dal plateau della seconda ondata per scongiurare una terza ondata che parta avvantaggiata”, ha avvertito.
Per ora il numero dei decessi per Covid avvenuti tra settembre e dicembre, 22.555, è ancora lontano da quello della scorsa primavera, quando le vittime furono 34.767. Allora il virus travolse le strutture sanitarie del Nord Italia. Oggi gli ospedali sono più preparati e il tasso di letalità si è abbassato.
Ma il numero dei morti italiani, quasi 60mila dall’inizio dell’epidemia, è ancora uno dei più alti in Europa. “L’età media alta degli italiani può essere un fattore – spiega Cartabellotta - abbiamo una grande aspettativa di vita, ma invecchiamo male, spesso con molte patologie, in particolare al centro-sud e le donne”.
Poi c’è il nodo delle Rsa, “che spesso hanno problemi organizzativi e di procedure di sicurezza”. Ma finché non ci saranno dati più precisi per sapere, ad esempio, dove avvengono i decessi, se nei “reparti ordinari, terapia intensiva, Rsa o in casa”, si resta nel campo delle ipotesi. L’Italia, inoltre, sottolinea Cartabellotta, è uno dei Paesi con più infezioni ospedaliere.
Le previsioni per le prossime settimane riguardo il numero di decessi non sono positive.
“Considerando gli 800mila positivi attuali dobbiamo aspettarci altri 15mila morti entro fine anno”, è convinto il presidente della fondazione Gimbe, che sottolinea il dato della “crescita di decessi tra gli under 60”.
“L’Italia tutta gialla – sottolinea infine - è un grande rischio dovuto più al desiderio politico che alla realtà epidemiologica”.
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