Dopo 13 anni Rudy Guede, il cittadino ivoriano condannato per l’omicidio della studentessa britannica Meredith Kercher, uccisa nel novembre del 2007 a Perugia, esce dal carcere.
Ieri il tribunale di sorveglianza di Roma ha accolto l’istanza di affidamento ai servizi sociali per l’uomo, ritenuto dai giudici l’unico responsabile della morte della ragazza.
La stessa istanza, ricorda l’Adnkronos, era stata rigettata un anno fa dallo stesso tribunale, che gli concesse la semilibertà. Oggi però i giudici parlano di un “percorso di reinserimento particolarmente avanzato”.
Il risultato di ieri, conferma l’avvocato di Guede, Fabrizio Ballarini, intervistato dal Messaggero, “è merito soprattutto della volontà e dell'intelligenza del detenuto, che non ha mai perso tempo ma lo ha messo a frutto".
Il legale ha chiarito che Guede, che nel carcere di Mammagialla a Viterbo si è distinto per aver seguito tirocini didattici, conseguito il diploma e una laurea in Storia con il massimo dei voti, “durante i mesi del lockdown è stato al servizio dei più fragili della città come volontario della Caritas, diventando una risorsa della nostra comunità".
Sempre al Messaggero, quindi, Ballarini assicura che il ragazzo “continuerà a studiare e a fare volontariato” e che vivrà in un appartamento in affitto nel centro della cittadina. L’avvocato ha chiarito all’Adnkronos che il detenuto non potrà “muoversi da Viterbo” dove svolgerà la sua attività sotto controllo “dell’ufficio esecuzione penale esterna”.
L’affidamento ai servizi sociali, infatti, non è uno sconto di pena. Guede, il cui dna è stato ritrovato sulla biancheria di Meredith, deve scontare una condanna di 16 anni che scadrà a marzo del 2022.
A commentare la scarcerazione di Guede è stato anche Raffaele Sollecito, uno dei protagonisti della vicenda giudiziaria legata al delitto della studentessa inglese. "Se una persona si comporta bene in carcere penso si meriti una seconda opportunità", ha detto interpellato dalla stessa agenzia di stampa.
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