Rafforzare la “sicurezza cibernetica e informatica” e dare un’ulteriore spinta alla “digitalizzazione del Paese, del sistema produttivo e delle pubbliche amministrazioni”, ma anche vigilare sulla nuova rete 5G. Sono tra gli obiettivi dell’Istituto Italiano di Cybersicurezza (Iic), l’organismo istituito nell’ultima legge di bilancio che si occuperà di cybersecurity, di concerto con il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e la Presidenza del Consiglio.
Sarà Palazzo Chigi, infatti, a nominare i componenti dell’Istituto. In questo modo, come scrive Paolo Mauri su Inside Over, l’Italia fa un passo ulteriore verso il raggiungimento degli standard internazionali in questo settore.
L’Istituto, di fatto, sarà uno strumento a disposizione dei nostri 007 per rafforzare la “sicurezza nazionale cibernetica” dopo l’istituzione di un Comando Interforze ad hoc nel 2016 e due decreti approvati nel 2017 e nel 2018 con lo stesso obiettivo.
Tra le infrastrutture chiave da mettere in sicurezza, si legge ancora su Inside Over, c’è sicuramente la nuova rete 5G. La creazione dell’Iic è stata accolta con entusiasmo dagli addetti ai lavori. Paolo Prinetto, che dirige il Laboratorio nazionale di cybersecurity del Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (Cini), intervistato da Askanews, nota come “la crescita delle minacce informatiche, particolarmente acuita dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, impone alla nazione delle scelte radicali in materia di riorganizzazione e di avanzamento tecnologico”.
“Confidiamo – ha detto, quindi, alla stessa agenzia di stampa - che l’Iic possa diventare capofila e coordinatore di tutte quelle iniziative che ancora rimangono troppo isolate per permettere al Paese di fare fronte comune nel respingere attacchi cibernetici e operazioni di spionaggio digitale”.
E che, ha aggiunto, “possa contribuire a rafforzare il Paese su un piano ormai diventato centrale e strategico sia per la nostra industria sia per la sicurezza degli stessi cittadini”.
Altri esperti, come Corrado Giustozzi, intervistato da Formiche, invece, avanzano il dubbio che il nuovo istituto possa funzionare come una mera “cabina di regia che dovrà garantire l’impulso delle iniziative pubblico-private”, e non avere compiti operativi.
Il rischio, in questo caso, sottolinea in un editoriale Umberto Rapetto, generale in congedo della Guardia di Finanza, è che la fondazione possa configurarsi come un "doppione". Insomma, un nuovo ente in grado di assorbire risorse ma non di dare un contributo significativo.
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