“La curva epidemiologica è ancora molto alta. Quel che mi preoccupa è il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà”, è l’allarme che Speranza rilancia oggi in un colloquio con il Corriere della Sera mentre il governo è impegnato a definire le misure del nuovo Dpcm che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe firmare domani dopo aver informato il parlamento.
“Abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore”, ha ripetuto Speranza, evidenziando come ci sia ancora “troppa gente in giro”. Per questo il governo, su indicazione del Comitato tecnico scientifico, sta lavorando su chiusure mirate delle zone più a rischio, ossia dove l’indice di trasmissione Rt ha superato l’,15, e sulla chiusura dei confini tra le regioni più colpite. Una misura, quest'ultima il ministro della Salute dà "per scontata":
Il nodo scuola
La scuola rimane il tema più controverso. Ieri Conte ha ammesso che "la curva epidemiologica sta subendo un'impennata così ripida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza”. E Speranza ha aggiunto: "L’idea del governo è sempre quella di non toccare le scuole. Vogliamo difenderle il più possibile, ma purtroppo dobbiamo farlo dentro il contesto di una epidemia”. Per questo, ha aggiunto, "la scuola non è intangibile". Il governo sta valutando di non toccare il primo ciclo di istruzione, lasciando però alle regioni la possibilità di sospendere le lezioni in presenza anche per elementari e medie.
I trasporti
Altro nodo da sciogliere è quello del trasporto pubblico locale, che da mesi vede confrontarsi ministero dei Trasporti, Istruzione e Regioni. Anche in questo caso il ministro della Salute non esclude che “nelle aree più difficili si decida di scendere un poco rispetto all’80 per cento di capienza dei mezzi”.
Le misure contenute nel nuovo Dpcm saranno discusse oggi in una serie di incontri del governo con le regioni, i capi delegazioni e i capigruppo di maggioranza. Conte ha cercato di avere anche un tavolo con le opposizioni, che ieri hanno però respinto la proposta.
“Il centrodestra è sempre stato a disposizione dell'Italia, ma oggi più che mai l'unica sede nella quale discutere è il Parlamento della Repubblica italiana. Non siamo disponibili a partecipare a operazioni di Palazzo che sembrano dettate più che da una reale volontà di collaborazione dal tentativo di voler coinvolgere l'opposizione in responsabilità gravi che derivano dall'immobilismo e dalle scelte sbagliate effettuate dal governo", recita la nota diffusa ieri.
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