A distanza di 18 anni dal delitto di Cogne, in cui il piccolo Samuele fu ucciso dalla madre Annamaria Franzoni perché piangeva troppo, la vicenda sembra non trovare un epilogo, o forse sì.
L’allora avvocato difensore, il blasonato Carlo Taormina, non ha mai ricevuto il compenso per il servizio prestato alla Franzoni, condannata in via definitiva a 16 anni di carcere e ormai tutti scontati.
Il Tribunale di Aosta ha dato ragione all’avvocato che aveva pignorato proprio la casa dei misteri di Cogne. Questi ora ne è il proprietario in risarcimento dei 275mila euro di parcella non pagata, che nel frattempo sono balzati a 450mila euro con l’atto di pignoramento.
Meta di macabro pellegrinaggio
La villetta di Cogne è nell’immaginario collettivo di quegli anni la casa dei misteri, il luogo dove è avvenuta l’uccisione di un bambino, Samuele, di appena tre anni che provò anche a difendersi dalla cieca e mai ammessa furia omicida della madre.
Ora la casa degli orrori, delle omissioni e delle manomissioni (l’oggetto con cui è stato colpito Samuele non è mai stato ritrovato, mentre il medico di base compromise la scena del delitto) è nella disponibilità dell’avvocato Carlo Taormina che potrà farne quello che vuole, anche venderla ad un acquirente che vorrà vivere in una casa dove il 30 gennaio del 2002, di primo mattino, fu ucciso Samuele Lorenzi di età 3 con ripetuti colpi alla testa.
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