Da Beirut dove si trova in visita Giuseppe Conte affronta per la prima volta il fatto di cronaca nazionale che riguarda il giovane italiano di 22 di Colleferro ucciso durante una rissa.
Conte dice di non voler entrare nelle indagini e di non sentirsela nemmeno di chiedere ai giudici pene esemplari per i colpevoli, saranno i giudici attraverso le indagini a stabilire responsabilità e a comminare le relative pene previste.
Ma il presidente del Consiglio si ferma su fatto in sé. “Cosa diremo ai nostri figli? Di non intervenire se assistono a una lite e di farsi i fatti loro? Io ho un figlio di 13 anni”, ricorda Conte.
Willy secondo le prime ricostruzioni sarebbe intervenuto per sedare una rissa, anche se una seconda ricostruzione considera l’ipotesi di una spedizione punitiva con l’aggravante dell’odio razziale.
“Quello che qui voglio dire come responsabile di Governo è: fermiamoci un attimo tutti a riflettere, fermiamoci a riflettere. Cosa diremo ai nostri figli? Io ho un ragazzo di 13 anni. Che cosa gli dirò, di non intervenire la dove vedrà una lite domani mattina, domani sera?”
“Che messaggio trasmettiamo ai nostri figli? A quali rischi vanno incontro i nostri ragazzi.”
“Che ceca violenza che si è scatenata. Interroghiamoci”, conclude.
La telefonata ai genitori
Il presidente del Consiglio confida di aver telefonato personalmente ai genitori di Willy Duarte e di aver parlato in particolare con il padre, trovando un uomo addolorato e ancora incredulo davanti alla scomparsa del figlio.
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