Ovviamente “non spetta a noi giudicare”, c’è la Procura che indaga e auspico che “faccia prima che può”, ma “penso che la relazione sia assolutamente chiara e lapidaria”, dice il presidente della Regione Veneto Luca Zaia commentando i risultati delle rilevazioni nell’ospedale di Verona che hanno rilevato tracce del batterio killer nell’acqua dei lavandini.
Il Citrobacter ha condizionato la vita di oltre 90 neonati, uccidendone 5 e condannando a una vita di mancato sviluppo per altri.
Ma Zaia ha anche avvertito che per quelle che sono le competenze della Regione Veneto saranno assunte “tutte le decisioni che ci competono e che saranno necessarie”.
Le mamme dei bambini uccisi dal batterio parlano ora di evidente negligenza e chiedono le dimissioni del diretto dell’ospedale veronese.
Zaia ha chiesto al direttore dell’Azienda ospedaliera di intervenire sui dipendenti negligenti, anche se “ogni decisione va presa dall’Azienda”, poiché spiega che “non sono dipendenti diretti della Regione”.
Francesca Frezza, prima mamma a denunciare l’ospedale lo scorso anno a seguito della morte di sua figlia, continua a oltranza la sua protesta davanti al punto nascita più importante del Veneto, dove ogni anno nascono 3.000 bambini e bambine.
La signora Frezza si chiede perché ci siano voluti 2 anni per chiudere la struttura, “si sarebbero evitate morti e oggi mia figlia sarebbe qui con me”.
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