Maria Carmela Longo, ex direttrice del carcere di Reggio Calabria, è finita agli arresti domiciliari con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo i pm, la Longo avrebbe favorito i detenuti nel circuito “alta sicurezza”, indagati o imputati per 416bis o per reati aggravati dalle modalità mafiose.
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del DAP, hanno fatto luce su "una sistematica violazione delle norme dell’ordinamento penitenziario e delle circolari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria", con cui la Longo "concorreva al mantenimento e al rafforzamento delle associazioni a delinquere di tipo ‘ndranghetistico" favorendo i detenuti per reati mafiosi.
L'ex direttrice avrebbe infatti avallato "le richieste dei detenuti ristretti presso la casa circondariale 'Panzera'", dando loro la possibilità di incontrare i familiari al di fuori dell'istituto penitenziario e oltre i limiti previsti dalla disciplina dei colloqui. Inoltre “individuava i detenuti da autorizzare all'espletamento del lavoro intramurario, nonché quelli da indicare al magistrato di sorveglianza per l’espletamento del lavoro esterno” solo tra i “graditi alle cosche mafiose”, facendo in modo che il lavoro si svolgesse “senza controlli” e dando la possibilità ai detenuti di comunicare con l’esterno.
Nel capo di imputazione si legge anche che avrebbe consentito la comunicazione tra i carcerati appartenenti allo stesso clan collocando i detenuti "ristretti in circuito di Alta sicurezza legati da rapporti di parentela o appartenenti allo stesso sodalizio criminoso nelle medesime celle”.
Tra i favoriti di Maria Carmela Longo compaiono figure come quella dell'avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare e principale imputato del processo “Gotha” al Tribunale di Reggio, e affiliati alle cosche reggine come Cosimo Alvaro, Maurizio Cortese, Michele Crudo, Domenico Bellocco e Giovanni Battista Cacciola.
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