Funzionava come una sorta di “apartheid” della mensa scolastica. Da una parte il refettorio con i bambini che usufruivano del servizio catering con cui la scuola aveva stretto un regolare contratto, dall’altra i bambini e le bambine che mangiavano il panino portato da casa.
Il Tar del Lazio però ha posto fine alla discriminazione con sentenza N. 07814/2020 del 7 luglio scorso, anche se la notizia viene riportata oggi da Orizzonte Scuola.
“L’orientamento di riferimento è quello emerso con la sentenza n. 14368/2019”, scrive la rivista online specializzata.
Non si dividono i bambini perché gli uni mangiano pagando il servizio mensa scolastica, mentre gli altri (che magari non se lo possono permettere) mangiano quanto portato da casa e preparato dai propri genitori.
Questo è quanto ha stabilito il TAR del Lazio, condannando la dirigente scolastica “ad attivarsi” per ripristinare un ambiente comune di fruizione del pasto, quale momento educativo e formativo sotto la tutela e assistenza dei propri docenti.
Cosa ha violato la dirigente scolastica?
La dirigente scolastica ha violato un po’ di leggi e di decreti ministeriali, inanellando uno dietro l’altro anche infrazioni di carattere etico e morale, tanto che la sentenza ha citato la violazione della Convenzione dei diritti del fanciullo approvata a New York in data 20 novembre 1989 e ratificata in Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176.
Ma la dirigente scolastica ha violato anche la Costituzione Italiana, in particolare gli articoli 3, 32, 34 e 35, mostrando una pessima conoscenza dei dettami costituzionali e fornendo ai bambini un altrettanto pessimo esempio.
Quando nelle mense si trovano ruggine e blatte
Fece scalpore nell'ottobre del 2019 il ritrovamento di ruggine e blatte nelle cucine dove si preparava il pasto per le mense scolastiche di Pisa.
Così come fanno notizia le scelte politiche di chi propone il cous cous nelle mense della scuola, che in alcuni casi spinge i genitori a scegliere l'autorefezione "come esplicazione del diritto all’autodeterminazione nelle scelte alimentari di cui all’art. 32 della Costituzione italiana".
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