La vicenda di Emanuela Orlandi è uno di quei misteri italiani non ancora risolti. Nonostante la (allora) ragazza, figlia di un messo della prefettura della Casa Pontificia, sia scomparsa ormai 37 anni fa, la famiglia non ha mai smesso di cercarla.
Una lettera anonima e alcune segnalazioni provenienti dal Vaticano avevano portato a cercarne il corpo al cimitero Teutonico della Santa Sede. Le ossa rinvenute erano state giudicate dal perito del Vaticano tutte antecedenti al 1800 e quindi, pur confermando la propria volontà di far luce sul caso, aveva archiviato l'indagine.
Ma ciò non ha fermato la voglia di verità di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che ha deciso di procedere ad analisi più accurate col benestare della Santa Sede.
"Abbiamo affidato alcuni frammenti ossei ad un laboratorio, ci sarà prima l'analisi del carbonio 14 per la datazione e successivamente, se ci saranno le condizioni, l'esame del dna" ha dichiarato Laura Sgrò, il suo legale.
L'avvocato ha precisato che le prime risposte potrebbero giungere già a settembre.
Caso Orlandi
Emanuela Orlandi, una ragazza di 15 anni che abitava in Vaticano assieme ai genitori e a quattro fratelli, scomparve a Roma il 22 giugno del 1983.
Il 3 luglio Giovanni Paolo II rivolse un appello ai responsabili della scomparsa, ufficializzando per la prima volta l'ipotesi del sequestro.
Nel 1984 i Lupi grigi dichiararano di aver rapito Emanuela e la sua coetanea romana, Mirella Gregori, scomparsa da Roma nel 1983. Ma in realtà non furono mai coinvolti nella scomparsa.
Ci sono anche i presunti collegamenti con gli scandali più oscuri dell'epoca: il caso Calvi, lo scandalo Ior, l'attentato a Wojtyla, e la Banda della Magliana.
Nonostante l'archivazione dell'inchiesta il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, non si arrende e vuole trovare giustizia per la sorella.
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