L’Italia che risorge in poco tempo dopo una sciagura come il crollo del Ponte Morandi e che in due anni ricostruisce il Ponte di Genova San Giorgio per un nuovo inizio, anche in memoria delle 43 vittime uccise dall’incuria di chi non ha avuto rispetto della vita umana.
Il Ponte San Giorgio rinasce grazie a quella Italia, a quegli italiani e italiane che, quando vogliono, sanno costruire bene e in velocità.
Perché il Ponte San Giorgio di Genova, che sarà ufficialmente inaugurato il prossimo 3 agosto con il passaggio della prima automobile, è frutto dell’ingegneria e della tecnologia Made in Italy.
Il progetto è di Renzo Piano, le aziende che vi hanno lavorato sono italiane, italianissima è la tecnologia impiegata per realizzarlo.
Vi hanno collaborato il meglio dell’Italia. Fincantieri Infrastructure e Salini Impregilo che si sono occupati della costruzione a 360 gradi. E poi l’Istituto italiano di Tecnologia (Iit) che ha sede proprio a Genova e che ci ha messo le sue tecnologie robotiche.
Ed ancora il Gruppo STG che produce pannelli fotovoltaici in Italia e che ha installato pannelli FV architettonici sui lati del ponte e che serviranno ad alimentare l’illuminazione del ponte, che quindi nasce energeticamente autosufficiente e resiliente.
Resilienza, la parola dell’Italia del domani
Il Ponte di Genova ripartirà il 3 agosto dopo un concerto commemorativo di alcuni giorni fa dedicato alle 43 vittime del crollo del Morandi avvenuto 14 agosto del 2018.
Si riparte avendo posto alle fondamenta del progetto la parola resilienza. Una parola scritta anche nel piano Recovery and Resilience Facility dell’Unione Europea con il quale l’Europa non solo tenterà di rialzarsi dopo la crisi di questi mesi, ma con cui dovrà porre alle sue basi i presupposti per resistere più efficacemente ai periodi difficili che la storia sempre riserva all’umanità.
Resilienza è la parola, concreta e non magica, che dovrebbe accompagnare anche l’Italia d’ora in avanti.
Modello Ponte di Genova San Giorgio.
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