L'ex senatore pentastellato Gianluigi Paragone, noto per la sua posizione euroscettica, non vede nessun motivo per la soddisfazione del premier Conte sull'accordo raggiunto a Bruxelles sul Recovery Fund, evidenziando che l'assistenza è costituita da meno aiuti e più prestiti, oltre al fatto che i fondi non saranno disponibili nell'immediato.
"Le esultanze di Conte stonano con un accordo tutt'altro che positivo: più prestiti e meno trasferimenti, tempi lunghi e il controllo degli altri Paesi su come gestiremo la nostra fetta (neanche troppo grossa)", ha scritto su Facebook Paragone.
Ancora più duro il giudizio del leader della Lega Matteo Salvini, che senza mezzi termini ha parlato di "fregatura grossa come una casa" intervenendo in una conferenza stampa con il responsabile sull'economia del suo partito Alberto Bagnai.
"Con Alberto Bagnai, vogliamo illustrare i dati di fatto, cioè quanti soldi arriveranno, in quale arco temporale e per fare che cose: e dopo spieghiamo, come Lega, di cosa ci occuperemo e preoccuperemo per evitare una fregatura grossa come una casa che si intravede in fondo al tunnel".
Con un tweet Salvini ha sottolineato che la grossa parte dell'assistenza europea è costituita da prestiti da "restituire fino all'ultimo centesimo" in base a riforme su pensioni, lavoro e sanità.
#Salvini: Se i prestiti, governati da Bruxelles, comportassero Legge Fornero e patrimoniale su casa e risparmi sarebbe un costo sociale ed economico altissimo per gli italiani. Noi come Lega vigileremo perché così non sia. #RecoveryFund
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 21, 2020
#Salvini: oggi tutti festeggiano, da Rutte a Monti... Chi combatte per il bene degli italiani ha il sostegno della Lega, ma le condizioni scritte in questo prestito fanno rima con lacrime e sangue. Un "Super MES" che punta a Quota 100 come prima vittima sacrificale. #recoveryfund
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 21, 2020
Pur riconoscendo che il presidente del Consiglio è "uscito in piedi" dalle lunghe e difficili trattative in Europa sul Recovery Fund, Giorgia Meloni non è soddisfatta dall'accordo raggiunto.
Abbiamo tifato Italia in ogni momento. Con la coscienza a posto, a negoziato concluso, voglio dire che Conte è uscito in piedi, ma poteva e doveva andare meglio. Risorse #RecoveryFund arriveranno nel 2021 e "super freno" rischia di essere commissariamento:https://t.co/4K6pERaLyb
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) July 21, 2020
Nel centrodestra il giudizio più positivo sull'accordo del Recovery Fund è stato espresso da Silvio Berlusconi in un'intervista al Tg5, tuttavia come Giorgia Meloni il Cavaliere ha sottolineato la lunghezza dei tempi per l'erogazione di queste risorse.
"L'ammontare totale dei fondi a nostra disposizione è salito a 208 miliardi e una parte importante di questa somma sono sussidi, a fondo perduto. Ma i fondi saranno disponibili nel secondo trimestre del 2021. Per l'Italia quella di stanotte è una buona notizia, tuttavia il percorso è ancora lungo", ha scritto in un tweet.
Recovery Fund: l'accordo raggiunto in Europa
Il 70% del Recovery Fund dovrebbe essere utilizzato nel 2021-2022 in base ai criteri della Commissione Europea, un altro 30% nel 2023. Il rimborso del debito paneuropeo nell'ambito di questo fondo deve essere completato entro il 31 dicembre 2058.
Ogni Paese beneficiario del fondo dovrà presentare all'UE un piano per la ripresa dell'economia nazionale con l'aiuto di fondi europei, nonché piani di investimento. I piani nazionali finanziati dall'UE dovranno essere analizzati e ricevere l'approvazione da parte di una maggioranza qualificata dei 27 Stati europei.
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