Le carceri italiane sono in subbuglio e non a causa del nuovo coronavirus, ma perché come misura anticontagio il ministero della Giustizia ha vietato i colloqui con i parenti fino al 31 maggio prossimo e si potranno svolgere solo in forma telefonica o in videoconferenza.
La rivolta è partita, a quanto pare, dal carcere di Salerno e si è poi estesa al carcere di Poggioreale (Napoli) a quello di Pavia, Frosinone, Modena.
E non si è trattato di manifestazioni pacifiche, di scioperi della fame, no, di veri e propri atti di guerriglia all’interno delle carceri.
In quello di Modena 6 detenuti sono morti e ora bisognerà capire se a causa degli scontri o per altri motivi.
Pavia
A Pavia la rivolta è stata sedata solo in serata grazie all’intervento del procuratore aggiunto Mario Venditti. Ma qui sono serviti i rinforzi in arrivo dalle carceri di San Vittore e Opera per contenere la situazione.
Nel carcere di Modena gli scontri più violenti della giornata, qui circa 80 detenuti sono stati trasferiti in altre carceri, ma sono state ore davvero drammatiche.
Napoli
A Napoli i famigliari dei carcerati si sono uniti alla protesta all’esterno del carcere di Poggioreale al grido di “Indulto” e di “Amnistia”. E che forse sia questo il motivo delle violente proteste, cioè indurre il Governo a concedere arresti domiciliari e altre forme di semi libertà, è il sospetto avanzato da alcuni.
Salerno
Il carcere di Salerno, dicevamo, è stato il primo a infiammare le carceri italiane. Qui i detenuti hanno usato le brande e tutto quello che avevano a disposizione per distruggere e devastare quanto si poteva devastare. In questo carcere i detenuti sono riusciti addirittura ad asportare le grate alle finestre e a salire sui tetti. Il carcere è stato circondato da carabinieri, polizia e guardia di finanza in assetto antisommossa e infine sono arrivati i vigili del fuoco con i materassi gonfiabili.
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