L'accusa è associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Per metà degli indagati è stato disposto il carcere, mentre gli altri resteranno ai domiciliari. Tre degli arrestati sono pubblici ufficiali del comune di Catania.
L'operazione della Digos, denominata "Si può fare", è avvenuta nelle prime ore del mattino. Secondo quanto risulta dalle indagini, le falsificazioni sarebbero sia materiali che ideologiche. Ognuno degli indagati avrebbe un preciso ruolo nell'organizzazione. I tre pubblici ufficiali, dietro elevato compenso economico, si sarebbero prestati a rilasciare dichiarazioni mendaci necessarie per l'ottenimento dei permessi. Sarebbe invece originario del Bangladesh il falsario, che si occupava della produzione dei finti permessi.
Esisterebbe un tariffario per ogni documento, con agevolazioni e sconti per "categorie", secondo la formula "soddisfatti o rimborsati". Le comunicazioni tra gli indagati sarebbero avvenute secondo un linguaggio criptico per eludere gli inquirenti.
Gli stranieri che sarebbero ricorsi a questa organizzazione per ottenere un permesso di soggiorno illegale sarebbero circa un centinaio.
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