"L'avevamo riscontrata, quella misoginia, in molti esempi di discorso d'odio nella campagna elettorale dello scorso anno; la ritroviamo un anno dopo, diffusa particolarmente sui social, negli insulti e nelle offese di esponenti politici nei confronti di donne che rivendicano diritti o prendono la parola su questioni come l'immigrazione; e rischiamo di vederla ufficializzata nella legislazione, se verrà approvato il ddl Pillon, alcuni elementi del quale, come l'obbligo della mediazione, sono inaccettabili", ha dichiarato Tina Marinari, campaigner di Amnesty International Italia.
Come i discorsi d'odio a sfondo razzista favoriscono crimini dall'identico movente, così la misoginia istituzionale rischia di alimentare gravi violazioni dei diritti umani contro le donne, in un paese nel quale i femminicidi si ripetono di settimana in settimana, anche a causa del non rispetto o della mancata previsione di misure di protezione in favore delle donne minacciate."In un paese nel quale emergono sempre di più ulteriori comportamenti criminali contro le donne, come il cyberbullismo e il revenge-porn, rileviamo con sconcerto come in intere zone la legislazione in materia d'interruzione di gravidanza sia di fatto inapplicabile per l'indisponibilità del personale sanitario preposto alla sua attuazione", ha aggiunto Marinari.
Infine, come emerso da recenti ricerche di Amnesty International, l'Italia resta uno degli stati europei la cui legislazione sullo stupro è obsoleta e non rispetta gli obblighi internazionali derivanti dalla Convenzione di Istanbul - che l'Italia ha sollecitamente ratificato - in quanto non è basata sull'espressione esplicita del consenso.
Fonte: Askanews
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