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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si recherà domani in Libia nella sua prima visita ufficiale nel paese nordafricano. Secondo quanto si apprende, il viaggio rientra nel solco di quanto fatto a Palermo il 12 e 13 novembre nella conferenza "con" e "per" la Libia organizzata dall'Italia sotto l'egida delle Nazioni Unite.
Il capo dell'esecutivo italiano andrà prima a Tripoli, dove sarà ricevuto dal capo del governo Consiglio presidenziale libico e premier del Governo di accordo nazionale, Fayez Serraj, e dal presidente dell'Alto Consiglio di Stato (organo consultivo che fa da contraltare al parlamento di Tobruk), Khaled al Mishri. Conte si recherà in seguito a Bengasi per incontrare il generale Khalifa Haftar, comandante dell'autoproclamato Esercito nazionale libico e uomo forte della Cirenaica, e a Tobruk per un colloquio con Aguila Saleh, il presidente della Camera dei rappresentanti (il parlamento libico). Quella nel capoluogo della Libia orientale potrebbe essere la prima visita di un capo del governo italiano da quando Haftar ha assunto il controllo della seconda città libica.
La visita di Conte rappresenta un notevole salto di qualità nell'azione diplomatica italiana in Libia. In precedenza, infatti, ben tre esponenti del governo italiano (il vicepremier Matteo Salvini, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e la titolare della Difesa, Elisabetta Trenta) si erano recati a Tripoli e a Misurata, mentre solo Moavero era poi andato nell'est della Libia.
Haftar, da parte sua, è stato a inizio dicembre a Roma per colloqui con il premier Conte e, secondo il quotidiano "Il Messaggero", anche con David Robinson, ambasciatore statunitense in Tunisia con delega sul dossier libico. L'incontro era avvenuto a sole tre settimane dalla conferenza di Palermo per la Libia del 12 e 13 novembre dove, a margine dei lavori, Conte aveva riunito Haftar e il presidente del Consiglio presidenziale libico, Fayez al Serraj, alla presenza anche del rappresentante dell'Onu Ghassan Salamè, dei presidenti di Egitto e Tunisia, Abdel Fatah Sisi e Beji Caid Essebsi, dei primi ministri russo Dimtrij Medvedev e algerino Ahmed Ouyahia, del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e del ministro francese Jean-Yves Le Drian.
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