È stata riproposta addirittura la strategia della tensione, con l'arruolamento degli opposti estremismi nella sfida elettorale, appositamente legittimati per la prima volta dai media con la missione di impaurire l'elettorato moderato e spingerlo nell'abbraccio letale della conservazione.Ma il segnale recapitato nelle urne dal popolo italiano è inequivocabile, con la sonora bocciatura dei partiti sostenitori della Grossa Coalizione alla tedesca e una fragorosa fiducia alle forze politiche avvertite come euroscettiche, quali la Lega di Salvini e, pur nella sua altalenante linea di politica internazionale, il Movimento 5 Stelle.
Quali saranno le conseguenze di questo risultato elettorale sul rapporto tra il futuro governo italiano ed il mondo russo, soprattutto per quanto concerne le delicate partite della crisi ucraina in Donbass, della riunificazione della Crimea alla Federazione Russa e delle sanzioni economiche imposte da Washington e Bruxelles alle nazioni europee, Italia compresa?
Lasciamo perdere i deliri complottisti lanciati dalle sirene della propaganda anti russa, che hanno vaneggiato per mesi circa fantasmagorici piani del Cremlino per destabilizzare l'Unione Europea con il cavallo di Troia dei partiti sovranisti e populisti: il Movimento 5 Stelle ha visto notevolmente ridimensionare la sua anima euroscettica nel recente percorso di normalizzazione imposto dal nuovo leader Di Maio, mentre neppure la Lega Nord ha proposto nel suo programma l'uscita dell'Italia dall'Unione Europea, dalla moneta unica o dall'Alleanza Atlantica.La frammentazione del quadro politico scaturita dalla legge elettorale vigente, infine, condizionerà inevitabilmente la nascita del prossimo (fragile?) governo con imprevedibili alchimie parlamentari.
Sarebbe sbagliato però concludere che queste elezioni politiche non influiscano sulla posizione italiana nel contesto internazionale, per due ragioni fondamentali. Anzitutto, proprio la debolezza di un governo di compromesso assemblato dopo la votazione sancirà la centralità del Parlamento in questa legislatura, rafforzandone l'indirizzo politico espresso nei confronti del Consiglio dei Ministri sulle decisioni più strategiche: certamente peserà sulle linee portate dall'esecutivo italiano in Europa la composizione del Parlamento, attualmente formato al 70% da partiti che hanno espresso contrarietà sia alle sanzioni economiche alla Russia sia all'impiego di militari italiani in missioni provocatorie come il contingente in Lettonia.Molto probabile, pertanto, che alla Camera e al Senato questi indirizzi trasversali travalichino i confini della maggioranza e delle minoranze parlamentari, inaugurando un nuovo orientamento diplomatico di dialogo con il mondo russo e archiviando l'attuale linea tendente all'ostilità pregiudiziale per obbedienza atlantica.
In secondo luogo, le elezioni italiane incideranno più profondamente e significativamente di quanto si pensi sul mutamento dello scacchiere internazionale, andandosi ad inserire in una dinamica più ampia: l'avanzata delle forze politiche populiste e sovraniste in Italia, insieme alla vittoria della coalizione conservatrice di Sebastian Kurz in Austria e al consolidamento degli Stati orientali nel gruppo Visegrad costringerà l'Unione Europea a fare i conti con il paradigma dell'interesse nazionale di tutti gli Stati membri, attualmente calpestato dall'asse franco-tedesco finora egemone a Bruxelles.
Per la medesima ragione, governi orientati alla difesa del proprio interesse nazionale non accetteranno mai di inviare i rispettivi militari in una missione ONU di "peacekeeping" sull'intero territorio del Donbass fino al confine russo in un'inevitabile guerra ulteriore con le Repubbliche Popolari, bensì opteranno per la soluzione politica e diplomatica del conflitto con il coinvolgimento di tutte le parti in causa promosso da Mosca.
Certamente non apprezzerà questi cambiamenti Emma Bonino, insieme ai deputati democrat uscenti Umberto D'Ottavio e Davide Mattiello e agli aspiranti deputati radicali Silvia Manzi e Igor Boni, che tutti insieme pretesero la chiusura autoritativa della Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia.
Pazienza, la volontà sovrana dei cittadini li ha esclusi tutti dal Parlamento, mentre il Centro italiano di Rappresentanza DNR è ancora al suo posto e in piena attività.
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