Mai il Sudan aveva concesso un'estradizione in Italia, per di più in così poco tempo. Lo scorso 24 maggio il cittadino eritreo, Mered Medhani, era stato fermato a Karthoum in Sudan dalla forze di sicurezza locali su indicazione della polizia giudiziaria italiana, coordinata dalla procura della Repubblica di Palermo, in sinergia con la National crime agency: massima autorità britannica nelle indagini sulla criminalità organizzata internazionale. Ieri sera il trafficante di uomini è arrivato a Roma per poi essere trasferito nel capoluogo siciliano per il primo interrogatorio.
"Mered è accusato di far parte di una delle più grandi organizzazioni criminali che operano nell'Africa centrale e in Libia — ha spiegato in conferenza stampa il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi —, finalizzata al trasporto dei migranti attraverso il deserto del Sahara sino alle coste europee del Mediterraneo".
Un risultato storico, quello raggiunto dagli investigatori italiani, che segna un precedente non solo per la rapida estradizione avvenuta da un paese africano — il Sudan oltretutto non gode di alcun trattato al riguardo né con l'Italia né con l'Ue — ma anche per la stretta collaborazione e cooperazione tra le tre forze inquirenti: italiana, inglese e sudanese.
Mered Medhani è un criminale senza scrupoli che, come documentato dalle intercettazioni telefoniche, si vantava addirittura di fare salire sui suoi barconi sin troppi migranti anche "8000 alla volta". La sua testimonianza potrebbe essere fondamentale — fanno sapere gli inquirenti — per raccogliere informazioni sul traffico illecito di esseri umani dall'Africa e per stringere la morsa delle indagini sempre più su colui che viene definito uno dei massimi esponente della cosca: "Osama". Personaggio misterioso che gestirebbe il flusso dei profughi dalla spiaggia libica di Sabratha, di cui hanno parlato diversi migranti dopo essere giunti nelle coste siciliane.
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