No al commissariamento della capitale d'Italia dunque, anche se il ministro sarebbe propenso ad inserire, secondo quando riportato da fonti ministeriali alla stampa italiana in queste ore, un'opzione per un futuro ripensamento, con la previsione della possibilità di una "diversa valutazione politica" da parte dell'esecutivo.
Nella ricostruzione sulle ultime ore di Alfano al Viminale, offerta oggi dal Corriere ella Sera, il ministro viene infatti dipinto come convinto della necessità che nella propria relazione emerga la "ragion di Stato" che starebbe dietro alla decisione di non commissariare l'amministrazione Marino, che verrebbe in qualche modo così salvata dal governo.
Quanto alle responsabilità che Alfano addebita al primo cittadino, in carica da due anni nella capitale, il ministro confermerà il giudizio del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, sposandone in pieno il giudizio espresso dal giudice a proposito del ruolo di Marino e della giunta in Mafia Capitale. Il sindaco sarà "accusato" di non essersi accorto di quanto stava succedendo in Campidoglio, sottovalutando il problema e le conseguenze sull'affidamento degli appalti e sull gestione della macchina amministrativa".
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