Primi segnali di ripresa ma attenzione sempre alta al problema della disoccupazione, definita una trappola. Questo in estrema sintesi il dato più rilevante che emerge dalle 298 pagine del rapporto annuale ISTAT 2015. L'Istituto di statistica italiano, che ogni anno fornisce nel volume il panorama dei principali indicatori economici e sociali del Paese, "prevede" per il 2015 un miglioramento dei fondamentali e l'uscita dalla fase recessiva dell'economia, ponendo però un categorico aut aut: senza investimenti e senza una profonda innovazione della struttura produttiva italiana, la crescita continuerà a stentare. In tal senso nella relazione introduttiva del Rapporto, grande spazio è dato alla rivalutazione del patrimonio culturale italiano, definito una importante leva per il cambiamento.
"Spesso il riferimento alla storia, alla tradizione, all'eleganza, allo stile e alla qualità della vita che caratterizzano l'Italia è poco più che uno stereotipo".
Questo uno dei passaggi dell'introduzione al rapporto 2015, che nel dettaglio dei numeri mostra un Paese duale. Se da una parte infatti stenta a decollare l'occupazione giovanile, al 42% ma con punte del 55% di disoccupazione nel Mezzogiorno, si amplia anche il divario tra lavoratori giovani (-4,6%) e "anziani", ossia over 55, che con oltre 350mila nuovi posti di lavoro sono cresciuti nel 2014 dell'8%.
Disoccupazione giovanile, ma non solo, definita dall'ISTAT una "trappola". Gli effetti prolungati della crisi infatti hanno allungato i temi medi di attesa per chi è in cerca di occupazione, passando a 24 mesi rispetto ai 23 necessari per trovare lavoro del 2013, con punte di quasi 3 anni in caso di primo impiego.
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