Momenti di grande commozione ieri nel carcere romano di Rebibbia, dove Papa Francesco ha celebrato la funzione che commemora l'ultima cena di Gesù Cristo, nella tradizione cattolica conosciuta come messa del giovedì santo.
Nella stesso struttura dove Wojtyla abbracciò nel 1983 il suo attentatore, quell'Ali Agca all'epoca detenuto proprio presso il carcere romano, e dove Joseph Ratzinger nel 2011 ha tenuto a colloquio alcuni ospiti della struttura, Francesco ha accolto nella cappella carceraria 300 persone.
"Laverò oggi i piedi di 12 di voi, ma in questi fratelli e sorelle siete tutti voi, tutti quelli che abitano qui. Loro rappresentano tutti gli altri"
Con queste parole, nel corso della funzione, il Pontefice ha poi dato lavato i piedi, secondo la tradizione, a dodici di loro, dei uomini e sei donne, nella ricostruzione plastica di quanto fatto da Gesù con i suoi dodici apostoli.

La scelta di Rebibbia per la messa "in coena domini" non è naturalmente casuale e segue cronologicamente, ma anche idealmente, il sentiero della vicinanza ai più deboli, vero tratto distintivo del pontificato di Francesco. L'anno scorso infatti la messa del giovedì santo era stata celebrata tra anziani e disabili della fondazione Don Gnocchi, mentre nel 2013, poco dopo l'elezione al soglio di Pietro, Bergoglio aveva scelto l'istituto di pena minorile di Casal del Marmo.
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