Dopo 12 anni di assenza Vladimir Putin torna a Davos, toccando diversi temi dal rinnovo del trattato New Start, che limita le testate nucleari schierate da Mosca e Washington, ai colossi digitali in contrapposizione agli Stati. Nel suo discorso Putin ha sottolineato che la Russia e l’Unione Europea sono partner naturali, e che è necessario “liberarsi dalle fobie del passato”.
Sputnik Italia ha raggiunto per un’intervista in merito Vincenzo Sofo, eurodeputato della Lega.
— La partecipazione del premier Conte al forum di Davos è saltata, però è stata sostituita all’ultimo da Vladimir Putin, assente al Forum dal 2009. Vincenzo Sofo, è una sorpresa curiosa questa vicenda che collega Italia e Russia, no?
— È curioso il fatto che per essere invitato Putin e la Russia, uno dei più importanti Paesi al mondo, debba avvenire una defezione del nostro primo ministro. È una notizia sicuramente positiva che anche la Russia partecipi ai meeting internazionali. È normale che si debba interloquire con gli attori principali sullo scacchiere internazionale.
— Nel suo discorso Putin ha detto che “l’Unione Europea è il nostro partner commerciale. Dobbiamo tornare a tendenze positive, da un punto di vista economico l’Ue e la Russia sono partner naturali. Dobbiamo approcciare il nostro dialogo in un modo nuovo, liberandoci cioè dalle fobie del passato. Noi siamo pronti, ma non può essere un approccio unilaterale”. Che cosa ne pensa di questa dichiarazione, soprattutto in vista dello stop al progetto del Nord Stream 2?
— Criticato da tutti in Europa e ora invece richiesto sempre più, la stessa Germania ha aperto al vaccino russo. Il vaccino Sputnik V utilizzato anche dai Paesi europei potrebbe essere un buon segno di cooperazione in questo periodo difficile, non crede?
— Dobbiamo partire dalla consapevolezza che il Covid ha scombussolato tutti gli equilibri geopolitici e non solo. Questo obbliga tutti i Paesi a risedersi ad un tavolo per cercare di ripensare il modello che stavamo adottando: la globalizzazione è entrata in crisi a causa del Covid.
Sul vaccino al di là di una volontà aprioristica di collaborazione con la Russia c’è una necessità pratica. Io sono in Commissione Sanità Pubblica qui al Parlamento Europeo mi ricordo bene i dibattiti parlamentari a settembre in cui da parte di molti parlamentari c’era un veto a prescindere al vaccino russo. È vero che allora non avevamo i dati sull’efficacia e sulla qualità del vaccino Sputnik, ma non li avevamo nemmeno su tutti gli altri vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Dal mio punto di vista in un momento in cui rileviamo tutti questi problemi di approvvigionamento con i vaccini arrivati in Europa, allargare il più possibile il parco vaccini ed aprire al vaccino russo, se risponde ai criteri di efficacia e qualità, è un gesto di buon senso.
— In chiusura che cosa vorrebbe dire sull’importanza della cooperazione internazionale oggi?
— La missione dell’Europa è avere una propria autonomia e indipendenza strategica. È evidente che l’Unione Europea stessa nasce con un patrocinio americano, nessuno mette in discussione i rapporti con gli Stati Uniti. Quest’autonomia passa però per la diversificazione in campo economico, energetico e commerciale. È fondamentale la cooperazione con i nostri vicini, con la Russia e con tutti gli attori principali sulla scena internazionale. Così come dialoghiamo con i Paesi del Golfo, con la Turchia che ci mette sempre sotto ricatto, non capisco perché non lo si possa fare con la Russia. Io da europeo preferisco un dialogo fra l’Europa e la Russia piuttosto che buttare Mosca fra le braccia della Cina e creare una contrapposizione di questo tipo.
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