Secondo i dati raccolti da Enpals e dalla Fondazione Symbola, in questo momento ci sono tra le 300.000 e le 380.000 persone legate al mondo dello spettacolo e della cultura che in Italia non stanno lavorando. E ora, con l’avvio della fase-2, si cerca disparatamente la strategia per ripartire.
Il mondo dello spettacolo rimarrà in “macerie” o si salverà nonostante tutto? Come si può tutelare i lavoratori e le imprese dello spettacolo? Per fare il punto della situazione Sputnik Italia ha raggiunto il noto impresario della danza, Direttore artistico e curatore di gala, festival e manifestazioni di carattere internazionale Daniele Cipriani.

– Nel nostro ambiente si dice che siamo alla fine del 1° atto de La Bella Addormentata. Il mondo intero si è fermato come in seguito ad un sortilegio. Se si ferma una macchina, un settore della vita di un paese, è come se la linfa smettesse di scorrere in una pianta, se il sangue smettesse di circolare in un corpo. Il sistema Italia intero si è bloccato, con tutte le persone (e le loro famiglie) che da tale sistema dipendono. I ballerini che il pubblico vede in scena durante uno spettacolo sono solo la punta dell’iceberg, perché dietro alle quinte ci sono coreografi, assistenti, scenografi, costumisti, maîtres de ballet, tecnici, personale della produzione, delle sale prova; per non parlare del personale dei teatri, in sala, in biglietteria, negli uffici.
– Come avete vissuto questo lungo lockdown dal punto di vista psicologico e da quello economico? È stato difficile ritrovare l’equilibrio?
– I teatri sono stati chiusi il 5 marzo e in quel momento era in scena il balletto Shine – Pink Floyd Moon del coreografo russo-belga Micha van Hoecke e con la Compagnia Daniele Cipriani. Una produzione che coinvolgeva 22 persone e su cui è calato in anticipo il sipario. Al contempo, sono saltate altre mie produzioni a Palermo, Bari, Bologna e Modena. Superato lo choc, il giorno seguente mi sono sentito di investire sulla bellezza e sugli stimoli che l’arte può dare: sono andato vedere la grande mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale. Il popolo russo conosce bene la profonda impressione che fanno i dipinti di Raffaello, basti pensare all’impatto che nel 1955 l’esposizione della “Madonna Sistina” al Museo Pushkin di Mosca ebbe sui visitatori, incluso lo scrittore Vasilij Grossman che ne fu folgorato e la mise al centro di un suo meraviglioso racconto. Ho fatto bene, perché il giorno dopo anche la mostra ha chiuso! Ma ho fatto soprattutto bene perché ho tratto energia e slancio dalla bellezza di cui mi sono riempito gli occhi. Non a caso, all’inizio del secolo scorso un medico tedesco, Felix Peipers, sosteneva che i dipinti di Raffaello sono capaci di sollevare e riequilibrare gli animi.– Molti tuoi colleghi stanno cercando di tenere un rapporto con il pubblico attraverso i social. Anche voi avete “sfruttato” questo strumento durante il lockdown?
– Sì, anche la Daniele Cipriani Entertainment ha messo in rete alcuni estratti tratti dai suoi gala Les Etoiles, la “nave ammiraglia” delle nostre produzioni. Abbiamo anche rilanciato i video di alcuni danzatori della Compagnia Daniele Cipriani che si allenavano a casa. Abbiamo ritenuto che fosse importante rimanere in contatto con il nostro pubblico che è un pubblico particolarmente affezionato.
– Dicono che c’è qualcosa di buono in qualsiasi male. Vale anche per questa esperienza? Magari durante questa pausa avete creato qualche collaborazione o elaborato qualche progetto?
– Durante il lockdown i grandi teatri e compagnie – da Mosca e Pietroburgo, a Parigi, Londra, New York, Roma, Vienna, Amburgo – hanno messo in rete gratuitamente streaming di video delle loro produzioni più importanti di questi ultimi anni, permettendo a spettatori in tutto il mondo di assistere a titoli rari, cosa che normalmente – a meno di non prendere decine di aerei – non avrebbero mai potuto fare. È stato una grande generosità da parte di celebri teatri come il vostro Bolshoi o Mariinsky. A livello individuale, è stato bello vedere come nel mondo della danza ci si sia voluto sostenere gli uni con gli altri, con video umoristici, per tenere su gli animi e strappare un sorriso in questo periodo buio, ma anche con iniziative di enorme utilità. Le compagnie, le scuole non potevano fare lezione? Ecco che vari insegnanti ed étoile si sono messi a fare lezioni gratuite online! Spero che questo mutuo sostegno continui anche dopo l’emergenza così che il mondo della danza, e l’umanità tutta, emerga da questo momento, più unito che mai e possa riprendere meglio di prima.
Dicevo prima che questo lockdown può essere paragonato alla fine del I° atto de La Bella Addormentata… ma il balletto non è finito: arriva il 2° atto (che molti considerano la parte musicalmente più bella della partitura di Ciaikovsky) in cui si ha la cosiddetta “visione”, in attesa del bacio fatidico e il risveglio che prelude al tripudio del 3° atto! Durante il lockdown siamo stati come semi sottoterra durante i mesi invernali (in attesa di esplodere con l’energia de La Sagra della Primavera!) e ci siamo concentrati sulla “visione”, mettendo in gestazione le idee. Non è una bella combinazione che in italiano la parola “gravidanza” contenga la parola …DANZA? Per quanto mi riguarda ho elaborato diverse idee che nello svolgimento frenetico normale del mio lavoro non avrei mai avuto il tempo di fare. Uno di questi è un progetto europeo che coinvolgerà Italia, Grecia, Francia e Spagna. E poi, ho studiato alcune proposte per i festival estivi che permetteranno di offrire degli spettacoli di qualità che rispettino tuttavia le regole di distanziamento.
– Gli artisti sono fermi da oltre cinquanta giorni e saranno gli ultimi a riprendere. Alcuni di loro, cercheranno un nuovo lavoro in questi mesi di stop, finendo, in alcuni casi, per abbandonare per sempre la propria arte. I lavoratori dello spettacolo hanno ricevuto qualche sostegno da parte del governo? Questi aiuti, a tuo avviso, sono sufficienti?
– Gli artisti hanno sofferto molto, e fra loro i danzatori sono quelli che hanno sofferto di più. A differenza dai musicisti, che si possono allenare anche a casa con i loro strumenti, per i ballerini è molto difficile allenarsi sui pavimenti di casa, senza sbarra, lontani dalla classe e dai loro insegnanti. Avranno bisogno di alcune settimane per rimettersi in forma. Non credo, però, che abbandoneranno la professione perché diventare danzatore è una scelta vocativa. Confermo che i lavoratori dello spettacolo hanno ricevuto il sostegno del governo: le compagnie non sovvenzionate hanno potuto chiedere un contributo fino a €10.000. Chi era sotto contratto, come i miei ballerini, sono stati messi in cassa integrazione fino alla fine del contratto, poi hanno chiesto l’indennità di disoccupazione. Chi aveva partita IVA ha potuto richiedere il contributo di €600. Però i fondi non sono sufficienti e ci sono dei gravi ritardi: i soldi della cassa integrazione o della disoccupazione non sono ancora, dopo due mesi, pervenuti.
– Aleandro Mariani, cantante lirico, ha proposto di creare un Ordine, che rappresenti tutti gli artisti (pittori, musicisti, cantanti, poeti, danzatori, scrittori, registi, attori) anche nelle sedi di governo, nei teatri, nel mondo. Cosa ne pensi? Avete bisogno di una struttura del genere che potrà tutelare i diritti dei lavoratori del mondo dello spettacolo?
– Non credo che ci possa essere per i lavoratori dello spettacolo un ordine professionale, paragonabile a quello degli avvocati, dei medici o dei giornalisti. La categoria artisti non è omogenea, ci sono troppe diversità tra una professione e l’altra e all’interno della professione stessa; anche tra i ballerini stessi ci sono i danzatori contemporanei, quelli televisivi, i ballerini classici. Teniamo presente che non esiste un unico titolo accademico riconosciuto per tutti o un esame di stato: e allora, chi può decidere chi sia un artista e chi non lo sia, chi possa fare parte dell’Ordine e chi invece no?
– Le scuole di danza apriranno il 25 maggio. A Villa Borghese a luglio riprenderà l'attività del Teatro dell'Opera di Roma. Possiamo sperare che ci sarà anche una rinascita dell’intero settore di danza in estate? Avete già programmato qualche progetto oppure concerto?
– La maggiore difficoltà per noi non è stato il lockdown, ma sarà la ripresa. In questo senso, l’annuncio della programmazione a Villa Borghese da parte del Teatro dell’Opera è stato un annuncio molto forte in un periodo di grande incertezza e ha incoraggiato altri enti e teatri a seguire l’esempio. Siamo avvantaggiati dalla stagione meteorologica perché l’estate ci dà la possibilità di riprendere l’attività con spettacoli all’aperto. Anche il Ravenna Festival ha studiato delle misure riguardanti l’orchestra, che tenga in considerazione sia il richiesto distanziamento che le esigenze del suono e della collocazione dei vari strumenti. È un modello che servirà anche per altre orchestre durante questo periodo di transizione verso la normalità.
– La crisi non durerà poco, perciò è necessario cominciare a ragionare per assicurare un futuro al settore. Come lo vedi? Quanto tempo ci vorrà per ripartire? Sopravvivrà, come al solito, il più forte?
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