C’è una cosa che accomuna Giorgia Meloni a Romano Prodi. La preoccupazione per le sorti di Fca e del nuovo gruppo Stellantis, nato dalla fusione con la francese Peugeut. Secondo l’ex premier, come pure per la leader di Fratelli d’Italia, l’operazione conclusa nelle scorse settimane sarebbe sbilanciata a favore di Parigi.
“Questa fusione dal punto di vista strategico era necessaria, ha una sua logica, ma sono molto preoccupato perché è totalmente nelle mani francesi”, ha spiegato Prodi, intervistato da Corrado Formigli a Piazza Pulita. “La maggioranza del consiglio di amministrazione, il consigliere delegato francese, fanno si che il potere decisionale non sia più in Italia – va avanti il politico di sinistra - e questo mi preoccupa”.
“Spero – ha aggiunto Prodi - che il governo italiano faccia presente queste aspetto, anche perché in Italia abbiamo un vantaggio, gli stipendi sono molto inferiori rispetto a quelli francesi e tedeschi, abbiamo fabbriche che funzionano bene, dobbiamo solo rianimare il Paese e riportarlo tra quelli che attirano”.
Un intervento dello stesso tenore lo aveva fatto, qualche giorno fa, sulla sua pagina Facebook, Giorgia Meloni. “Non c'è nessuna fusione tra FCA e Peugeot, ma un'acquisizione in piena regola: ora è ufficiale”, aveva scritto denunciando “la sistematica e scientifica svendita del nostro sistema produttivo”.
“La Nazione che ha lanciato marchi come Lancia, Alfa Romeo, Lamborghini, Maserati e Ferrari, non ha più una sua industria automobilistica: non è una questione di campanilismo, ma un fatto concreto che ha a che fare con il destino dei lavoratori italiani, delle PMI dell’indotto e con il futuro stesso della nostra Patria”, annotava la leader di FdI, annunciando come il partito avesse consegnato a Mario Draghi “numerose proposte per difendere l’interesse nazionale italiano”.
La visita di Tavares a Mirafiori e Grugliasco
Ieri, intanto il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha visitato gli stabilimenti di Mirafiori e Grugliasco, a Torino, incontrando i rappresentanti sindacali. Proprio la Fiom-Cgil ha reso noto in un comunicato che "durante l'incontro sono stati confermati gli impegni” del gruppo “per l'Italia e per Torino".
Da parte loro i sindacati hanno evidenziato come l’attuale piano industriale non sia “sufficiente a saturare gli impianti torinesi e che servirebbero nuovi modelli e maggiori volumi produttivi in grado di garantire la cessazione degli ammortizzatori sociali”.
La conclusione delle organizzazioni sindacali è che "c'è bisogno di un cambio di rotta deciso rispetto al passato” a partire dall’assunzione di giovani.
“Torino – ha commentato il segretario cittadino della Fiom-Cgil, Edi Lazzi - può ancora dare molto all'industria dell'auto perché sono 120 anni che costruiamo automobili e siamo uno dei pochi luoghi al mondo in cui sono presenti tutte le competenze e le capacità dal design, alla progettazione, dall'ingegnerizzazione alla produzione con ancora un vasto indotto, seppur molto ridimensionato in questi anni proprio a causa della mancanza di volumi produttivi”.
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