Non c’è stata solo la paralisi del sistema economico e produttivo innescata dalla pandemia scoppiata a dicembre del 2019 a Wuhan. Il 2020 per le aziende italiane che operano in Cina è stato un anno complicato anche per l’aumento del costo del lavoro e per la sempre maggiore competitività delle aziende cinesi e straniere in generale.
È quanto emerge dal Business Survey della Camera di commercio italiana in Cina (CCIC) realizzato con il contributo dell’International Business School Suzhou presso la Xi’an Jiaotong Liverpool University, che per la prima volta ha coinvolto anche aziende cinesi.
In tutto a rispondere alle domande su “panoramica aziendale, scelte strategiche, performance finanziaria, contesto imprenditoriale e prospettive” sono state 304 imprese.
Per la maggior parte si tratta di Pmi. Più della metà si trova in Cina da oltre dieci anni, mentre la restante parte è approdata nel Paese del Dragone in tempi più recenti, attirata, come si legge su Askanews, che ha sintetizzato i risultati della ricerca, da “accesso al mercato”, “crescita economica robusta” e “elevata domanda di prodotti e servizi da parte dei clienti”. I settori sono i più disparati: dall’automotive, ai macchinari e manifatturiero in generale, passando per i servizi.
A mettere l’accento sull’aumento del costo del lavoro negli ultimi tre anni è stato l’83 per cento delle aziende interpellate. Ad influire negativamente sul fatturato del 2020 per chi opera in Cina, inoltre, c’è stata anche la “guerra dei dazi” tra l’ex presidente americano Donald Trump e Xi Jin Ping.
Tuttavia la stragrande maggioranza degli intervistati, almeno l’80 per cento, prevede “una prospettiva stabile per i ricavi nella Cina continentale e un calo del 20 per cento per la Grande Cina”.

La valutazione della “esperienza d’impresa” nonostante le sfide inedite poste dal 2020 è complessivamente positiva.
E anche per il 2021 a prevalere è la fiducia. Il 70 per cento delle aziende si aspettano una evoluzione positiva per i prossimi cinque anni e la maggior parte è decisa a continuare ad investire in Cina da qui al 2025.
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