Si osservi che la nuova nomina è stata annunciata alla vigilia dell’anniversario dell’accordo commerciale di prima fase tra Cina e USA.
Yu Jianhua, come riportano i media cinesi, assumerà un posto che era rimasto vacante sin dal 2018 dopo il termine del mandato del viceministro al Commercio Fu Zi’ying. Yu Jianhua è un abile negoziatore che si occupa di questioni di politica commerciale da oltre 30 anni. Nel 2013 fu nominato rappresentante della Cina in seno all’OMC. Nel settembre del 2017 condusse i negoziati con la parte americana tentando di trattare le contestazioni in merito all’articolo 301 del Trade Act che divenne anche la base giuridica per l’imposizione di ulteriori sanzioni e dazi ai danni delle società cinesi. Quello stesso anno Yu fu nominato rappresentante della Cina alle istituzioni delle Nazioni Unite a Ginevra. In seguito ritornò in Cina e continuò a operare in seno al Ministero del Commercio.
Pare che proprio per questo motivo sia stato scelto di assegnare il posto vacante proprio ora, in occasione dell’anniversario dell’accordo di prima fase (15/01/2020) e poco prima dell’inizio del governo Biden. In passato Biden ha dichiarato che dopo l’inizio del suo mandato non avrebbe annullato o riesaminato le condizioni di cui all’accordo di prima fase del gennaio 2020. Ha promesso altresì di lavorare a più stretto contatto con gli alleati per l’instaurazione di una strategia commerciale più coerente nei confronti della Cina.
“Al momento al Ministero cinese del Commercio è in corso una rotazione. È normale che i negoziatori si diano il cambio. Inoltre, Yu vanta una ricca esperienza internazionale. Ma a mio avviso questa nomina non è legata alle relazioni commerciali sino-americane perché al momento all’ordine del giorno vi sono i problemi dell’OMC. Non è così importante a quale fase di sviluppo si trovino le relazioni sino-americane, sino-europee o sino-asiatiche. L’obiettivo finale è normalizzare i meccanismi multilaterali dell’OMC. Figure come Yu Jianhua hanno un’ottima conoscenza del commercio multilaterale, ma ne sanno meno di questioni bilaterali. Chiaramente questo avrà anche un certo impatto positivo sul commercio Cina-Stati Uniti. Dopotutto Yu ha lavorato a Ginevra e le comunicazioni fra Cina e USA potrebbero avvenire più agilmente di quanto non accadeva in passato”.La Cina si è più volte detta pronta a partecipare in maniera attiva alla riforma dei vigenti meccanismi in seno all’OMC e ha sottolineato la necessità di risolvere le controversie commerciali nell’ambito di organizzazioni commerciali multilaterali. Il problema consiste nel fatto che l’attività dell’OMC e, nello specifico dell’Organo di appello, è complicata in maniera significativa dall’assenza del numero minimo di arbitri d’appello la cui nomina è bloccata dagli USA. Così oggi l’Organizzazione non riesce quasi nemmeno a espletare la sua funzione precipua, ossia favorire la risoluzione delle controversie di natura commerciale. Ulteriore elemento di disturbo è l’assenza di un direttore generale dopo che Roberto Azevedo ha dato prematuramente le dimissioni l’anno scorso. Anche in questo caso a complicare la situazione sono gli USA che si sono detti categoricamente contrari alla candidatura avanzata dall’ex ministra delle Finanze nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala sebbene la maggior parte degli altri membri dell’OMC ne abbia sostenuto la candidatura. Inoltre, per la Cina è fondamentale instradare il lavoro dell’OMC e ripristinare l’autorità dell’Organizzazione. Anzitutto, l’OMC è una delle poche organizzazioni che avrebbe in linea teorica il potenziale di creare un quadro regolamentare di azione comune a tutti e di contrastare l’adozione unilaterale di misure restrittive da parte di alcuni Paesi. Ad esempio, secondo un rapporto stilato da 3 esperti dell’OMC e diffuso a settembre, gli USA hanno violato le norme commerciali internazionali con l’introduzione di dazi ai danni dei prodotti cinesi per un totale di 234 miliardi di dollari nel 2018. Sebbene l’OMC non neghi le criticità legate al commercio con la Cina, l’Organizzazione ha concluso che le sanzioni imposte dagli USA non siano in alcun modo fondate. Tuttavia, gli USA hanno presentato ricorso all’Organo di appello dell’OMC il quale però non è operativo. Così facendo hanno di fatto boicottato la decisione dell’Organizzazione.
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