La pandemia di Covid sembra aver giovato ai grandi ricchi, che hanno visto i loro patrimoni accrescersi ulteriormente, con un guadagno complessivo pari a quasi 1 triliardo di dollari su scala mondiale.
Sono infatti almeno 50 i nuovi miliardari che hanno fatto la propria comparsa a livello mondiale, perlopiù legati al settore medico-sanitario, che hanno visto le proprie tasche riempirsi di pari passo con l'aumentare delle richieste di attrezzature mediche, test per il Covid, medicinali e altri.
Stando a quanto riferito da Forbes, due tra i maggiori 'beneficiari' della pandemia sono stati Ugur Sahin e Stephane Bancel, rispettivamente CEO di BioNTech e Moderna, due delle compagnie produttrici di vaccini contro il coronavirus.
Partendo da 'semisconosciuti', i loro patrimoni sono cresciuti a dismisura e si attestano attualmente a quota 4,2 miliardi e 4,1 miliardi, andando così ad occupare il primo e il secondo posto tra i nuovi ricchi con il più cospicuo conto in banca.
Al terzo posto, in questa speciale graduatoria, ecco Yuan Liping, cittadina canadese ed ex moglie del presidente della Shenzen Kangtai BIological Products, Du Weimin, una corporazione che detiene le quote di circa un quarto dei maggiori produttori di vaccini ciinesi. La sua fortuna, stando alle informazioni del magazine americano, ammonterebbe a 4,1 miliardi di dollari.
Scorrendo le posizioni più basse della classifica, è possibile notare come i nuovi miliardari provengano per circa l'80% da Cina o Stati Uniti e che la maggior parte di loro siano per l'appunto legati all'industria medico-sanitaria.
Tra di loro anche un italiano, Sergio Stevanato, CEO della Stevanato Group, azienda leader nel settore del packaging medico, il quale ha accumulato un patrimonio pari a circa 1,8 miliardi di dollari.
La crisi del Covid-19
In tutto ciò, la Banca Mondiale prevede una contrazione globale del Pil per il 2020 pari al 5,2%, con la crisi che è stata definita la peggiore crisi dai tempi della Grande Depressione.
A ciò si accompagnano dati estremamente negativi per quanto riguarda la disoccupazione nei Paesi sviluppati, oltre che difficoltà immense per le piccole e medie imprese, in molti casi costrette a chiudere e a dichiarare fallimento.
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