Secondo la Cgia la misura del Cashback che dovrebbe contrastare la lotta all’evasione fiscale nei prossimi due anni, e che vale 4,7 miliardi di euro pagati con le tasse di tutti gli italiani, in realtà favorirà le persone più “altospendenti”, ovvero persone dei centri urbani con maggiori risorse economiche a disposizione.
“Sarà un provvedimento che favorirà soprattutto coloro che possiedono una elevata capacità di spesa. Persone che, secondo le statistiche, vivono nelle grandi aree urbane del Nord, dispongono di una condizione professionale e un livello di istruzione medio-alto. Insomma, una misura a vantaggio dei ricchi, ma pagata con i soldi di tutti. Un modo veramente molto singolare di combattere l’evasione fiscale.”
Questa è la critica che la Cgia di Mestre muove al provvedimento tanto voluto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per lottare contro la piaga dell’evasione fiscale.
La Cgia è consapevole anche del fatto che “dal 2021 la restituzione dei soldi sul conto corrente avverrà fino alla soglia del 10 per cento della spesa sostenuta con almeno 50 operazioni effettuate entro un tetto di 1.500 euro ogni sei mesi (quindi 300 euro al massimo di ristoro per ogni anno). Ma sempre dal prossimo 1 gennaio e senza alcun importo minimo di spesa, i primi 100 mila partecipanti che in ogni semestre totalizzeranno il maggior numero di transazioni valide, riceveranno addirittura un super cashback di 1.500 euro…”
La proposta della Cgia
Il segretario della Cgia di Mestre Renato Mason, invece proponeva:
“Rispetto al 2019, quest’anno il nostro erario registrerà, a causa degli effetti negativi provocati dal coronavirus alla nostra economia, una contrazione del gettito tributario pari a 48 miliardi di euro, di cui oltre 7 a seguito della riduzione degli incassi dovuti alle attività di contrasto all’evasione fiscale. Ebbene, a fronte delle difficoltà in cui versano le nostre casse pubbliche e il crollo delle entrate, ha senso aumentare l’indebitamento di quasi 5 miliardi in 2 anni per agevolare chi normalmente spende di più? Queste risorse, forse, non potevano essere impiegate per aiutare in misura più diretta e incisiva i commercianti e in generale tutti i lavoratori autonomi che utilizzano come sistema di pagamento il Pos?”
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