Niente dazi aggiuntivi sull'export italiano, il Made in Italy è stato risparmiato dalle nuove tasse doganali imposte da Donald che avrebbero colpito la produzione italiana destinata al mercato USA, per un valore di 3 miliardi. L'ipotesi iniziale, infatti, era quella di estendere gli aumenti tariffari a pasta, vino e olio, rimasti fuori dalle liste dei prodotti colpiti dai dazi dello scorso ottobre.
“Sospiro di sollievo per il nostro Paese” dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, commentando la nuova tornata di dazi USA all’Ue che, nell’ambito del contenzioso Airbus, per questa volta grazia l'Italia colpendo duramente Francia e Germania che pagheranno il prezzo più alto.
“I nuovi dazi avrebbero colpito – spiega Coldiretti – 3 miliardi di euro di cibo Made in Italy, pari a 2/3 del totale in un momento reso già difficile dall’impatto della pandemia sul commercio globale. Tra l’altro gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari tricolori per un valore che nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi, con un ulteriore aumento del 4,8% nei primi sei mesi del 2020, anche se a giugno le difficoltà causate dal coronavirus hanno fatto segnare una inversione di tendenza (-0,9%)”.
Le modifiche, invece, hanno riguardato soprattutto Germania e Francia. Graziate assieme all'Italia anche Gran Bretagna e Grecia, che è stata esclusa dalla lista dei paesi colpiti da dazi sui formaggi.
Restano in vigore le tariffe aggiuntive del 25% applicate dallo scorso 18 ottobre 2019, su prodotti del Made in Italy, come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.
"l’Italia sia sempre più determinata - conclude Scordamaglia -a chiedere la revoca dei dazi già in essere sulle nostre eccellenze, perché è inaccettabile che ad essere colpiti siano proprio quei prodotti il cui mercato è eroso pericolosamente da fenomeni di italian sounding, (pensiamo ai liquori italiani) che solo in USA hanno un giro d'affari di 27 miliardi di euro, più di 5 volte il nostro export”.
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