Accanto al drammatico bilancio di vittime, feriti e di sfollati causati dall’esplosione al porto di Beirut, si affiancano anche i danni economici diretti e indiretti.
Per quanto riguarda l’Italia il danno economico potrebbe ammontare a 1,176 miliardi di euro di mancato export, dal momento che, secondo i dati elaborati dall’Istituto di ricerca sulla crescita economica del Cnr e pubblicati da Il Sole 24 Ore, questo è il valore di scambio Italia-Libano verificatosi nel 2019.
L’Italia, scrive il rapporto, non ha un grande scambio commerciale con il Libano tuttavia questo scambio vale oltre un miliardo di euro in quanto ad export e 40 milioni di euro di importazioni.
I danni maggiori riguardano il settore della raffinazione del petrolio, con la Sicilia e la Sardegna come regioni più colpite, perché dalle raffinerie localizzate in queste due regioni italiane partono verso il porto di Beirut prodotti petroliferi raffinati consumati non solo dal Libano, ma anche da altri Paesi dell’area.
Gli altri settori colpiti sono la meccanica e l’elettronica che rappresentano il 20% dell’export del 2019 con 191,314 milioni di euro, seguito dalla chimica e farmaceutica con un 8% (77,757 milioni di euro di esportazioni).
In Libano esportiamo anche alimenti e bevande per un totale di 71,295 milioni di euro (7% dell’export verso il Libano nel 2019).
Ed ancora esportazioni di carta, mobili e altre industrie che rappresentano il 7% del totale e 68,302 milioni di euro di valore economico.
Significativo il danno anche per il settore marmifero di Custonaci in provincia di Trapani e per Carrara, che esportano 34,559 milioni di euro verso il Paese. In questo caso il porto di Beirut fa da hub di interscambio con altri Paesi del Medio Oriente dove tali prodotti sono diretti.
Stroncati gli scambi marittimi con il Libano
L’82,6% dell’export in Libano avviene via mare e solo l’11,8% per via aerea, ciò si potrebbe tradurre in una perdita di 970,962 milioni di euro in esportazione di merci verso il Libano e gli altri Paesi mediorientali serviti attraverso il porto di Beirut.
Un danno aggiuntivo anche per l’economia italiana, ma anche l’utile riflessione su quanto le economie dei singoli Paesi e loro relative infrastrutture sono legate a doppio filo con altre nazioni.
Ogni danno sensibile ad una infrastruttura nazionale, è un danno all’economia globale.
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