Alla luce della seconda indagine di Confindustria sulle imprese e l’impatto che il nuovo coronavirus sta avendo su di esse, la percezione della drammaticità della situazione si è amplificata.
Se alla prima indagine il 67,2% delle 4420 imprese che vi hanno partecipato affermavano di aver subito un impatto negativo, ora sono il 97,2% del totale.
Il peggioramento, scrive Confindustria, è dovuto anche “per l’entità del danno subito”, infatti le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7% contro il 14,4% dell’indagine precedente.
Dopo il 25 di marzo hanno chiuso la propria attività il 36,5% delle imprese intervistate, mentre tali provvedimenti hanno costretto a una chiusura parziale il 33,8% delle imprese.
Smart working e inattività
Il 26,4% dei dipendenti delle aziende intervistate fa home working e lavora quindi da casa, ma il 43% dei dipendenti è inattivo.
Ma, il “53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.)”, scrive Confindustria nella ‘Indagine sugli effetti del Covid-19 per le imprese italiane’.
Il calo del fatturato
Per quanto riguarda il calo del fatturato, Confindustria lo ha messo a confronto con il mese di marzo del 2019, verificando che le imprese hanno fatturato il 32,6% in meno. Anche le ore lavorate si sono ridotte del 32,5%. Le aziende con meno di 10 dipendenti hanno subito i danni maggiori.
Quasi tutte le imprese, ovvero l’84,5% del totale intervistato, ha lamentato un rallentamento della domanda sia sul fronte domestico che internazionale.
Mancano i dispositivi di protezione sanitaria
Il 59,3% delle imprese raggiunte dall’indagine lamentano la difficoltà di gestione dell’attività in questa situazione, e il 19,6% lamenta forti disagi nel reperire il materiale necessario a proteggere i lavoratori in modo adeguato.
Gli imprenditori “si sentono disarmati” nel 78,2% dei casi e non possono fare altro che attendere la fine del lockdown e il ritorno alla normalità.
Dall’indagine “emerge chiaramente la doppia difficoltà di garantire i flussi di liquidità con l’azienda chiusa o parzialmente aperta e quella ad essa legata di poter ripartire a pieno ritmo il prima possibile per limitare le perdite di fatturato”.
Alcuni giorni fa è stato annunciato che Carlo Bonomi era stato nominato il nuovo presidente di Confindustria.
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