Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte hanno presentato una loro proposta di ripartenza per evitare che all’emergenza sanitaria si aggiunga la depressione economica nei prossimi anni.
Pur anteponendo la salute pubblica e individuale al primo posto, le sedi Confindustria delle 4 maggiori regioni italiane per produttività, chiedono che si riaprano “in sicurezza le imprese”.
E lanciano un monito all’Italia:
“Se le quattro principali regioni del Nord che rappresentano il 45% del PIL italiano non riusciranno a ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia.”
Cosa significa continuare il lockdown
“Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese”, e la disoccupazione potrebbe schizzare a livelli record dal momento che le proiezioni negli USA danno l’innalzamento della disoccupazione di 1 punto percentuale in meno di un mese, e non avveniva dal 1975.
Il governo definisca la roadmap della fase 2: riapertura in sicurezza
Confindustria chiede una cosa semplice, “di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la ‘Fase 2’”, perché attendere potrebbe essere più devastante della stessa cura.
Il percorso deve essere chiaro e condiviso tra PA, associazioni di rappresentanza delle imprese e dei sindacati.
Si parta dalle aziende sanitariamente sicure
La proposta è quella di far ripartire per prime le imprese che sono pronte a farlo nel pieno rispetto delle misure sanitarie, perché scrivono: “la salute è il primo e imprescindibile obiettivo”.
Serve quindi un piano di apertura programmato delle attività produttive capaci di attuare rigorose norme sanitarie.
Usciamo dalla logica dei codici ATECO
Nella proposta Confindustria chiede che si esca dalla logica dei codici Ateco, “delle deroghe e delle filiere essenziali a partire dall’industria manifatturiera e dai cantieri. È una logica non più sostenibile e non corretta rispetto agli obiettivi di sanità pubblica e di sostenibilità economica. Il criterio guida è la sicurezza.”
Mettere le imprese in condizione di rispettare la sicurezza sanitaria
Confindustria chiede che si mettano le imprese nelle condizioni di poter reperire i dispositivi di protezione individuale garantendone l’approvvigionamento continuo e semplificato e senza vincoli alla dogana.
Viene chiesto anche un investimento da parte dello stato a fondo perduto e a favore delle imprese per mettere in sicurezza sanitaria le attività produttive.
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