Da giovedì 10 ottobre riprenderà ufficialmente il dialogo tra Usa e Cina per proseguire il processo diplomatico che dovrebbe portare ad una pace commerciale tra le due potenze.
Ad annunciarlo con un comunicato stampa è l’ufficio stampa della Casa Bianca, dal quale si apprende che l’alto rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti Robert Lighthizer e il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin, accoglieranno una delegazione cinese guidata dal vice premier Liu He.
Il negoziato tra Usa e Cina riprenderà a partire dagli argomenti più scottanti, che riguardano il trasferimento tecnologico forzato, i diritti sulla proprietà intellettuale, i servizi, le barriere non tariffarie, l’agricoltura e l’applicazione delle norme internazionali.
Il dialogo portato ai più alti livelli di decisione
La svolta principale riguarda la decisione già maturata nelle ultime settimane di portare il dialogo tra i due Paesi ai più alti livelli decisionali.
A parlarsi non sono più le delegazioni di esperti, ma direttamente i Vice rappresentati dei due governi Usa e Cina.
Dopo il disgelo delle settimane scorse, si tenta ora di ripristinare un accordo atteso da tutto il mondo, e che significherebbe la fine di una guerra a suon di dazi che non sta facendo il bene dell’economia globale.
Ma i tempi per un accordo pieno potrebbero essere ancora lontani, dal momento che la Cina si è fatta attendista e ormai aspetta le elezioni presidenziali di novembre 2020 per riprendere un vero dialogo con gli Usa. La speranza del governo cinese è che cambi la leadership statunitense e che il nuovo presidente degli USA sia più accondiscendente con le necessità della Cina.
Evitare almeno il peggio
Se non si potrà raggiungere un accordo pieno, si tenta almeno di scongiurare una escalation di fine anno fatta di nuovi dazi alle merci.
I mercati finanziari mondiali, ogni qualvolta viene innescata una nuova “bomba tariffaria” ne risentono sensibilmente bruciando miliardi di valore.
La Cina ha lanciato segnali di disgelo facendo sapere a Trump che le aziende cinesi hanno già comprato considerevoli quantità di soia e di prodotti a base di carne di maiale provenienti dagli Stati Uniti.
Le basi per una tregua, almeno quella, ci sono ma è necessario che Washington e Beijing lascino spazio al dialogo.
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