Lunedì scorso la Banca centrale cinese, sullo sfondo della decisione degli Stati Uniti di introdurre nuovi ulteriori dazi sui beni cinesi, aveva abbassato il Renminbi (‘valuta del popolo’, meglio conosciuito come ‘Yuan’) contro il dollaro al minimo dal dicembre dello scorso anno scendendo sotto la soglia (anche psicologica) dei 7 yan per dollaro (6,9225 - il minimo dal 2008).
Il Segretario del Tesoro USA Stephen Mnuchin, in accordo con il Presidente Donald Trump, oggi ha accusato la Cina di “manipolazione del tasso di cambio”. Di conseguenza Mnuchin ha annunciato formalmente che intende “discutere con il Fondo Monetario Internazionale al fine di eliminare lo sleale vantaggio competitivo creato dalle recenti azioni cinesi".Egli sostiene inoltre che questo tipo di valutazioni (nel caso specifico anche la non leggera accusa di classificazione del Paese asiatico come 'manipolatore di valuta') rientra nelle prerogative del capo del Dipartimento del Tesoro in conformità con la legge generale del commercio estero e della competitività del 1988. In particolare, compito del Segretario del Tesoro è valutare se esista un fattore di manipolazione della valuta rispetto al dollaro USA al fine di impedire l'adeguamento della bilancia dei pagamenti oppure ottenere un vantaggio competitivo sleale nell’arena commerciale internazionale.
"Nei giorni scorsi la Cina ha adottato una serie di misure concrete per svalutare la sua moneta, pur mantenendo sostanziali riserve in valuta estera, nonostante l'utilizzo attivo di tali strumenti già in passato. Il contesto di queste azioni e non può essere giustificato con la necessità di stabilizzare il mercato cinese ma non può avere altro scopo che svalutare la valuta cinese per ottenere disonesto vantaggio competitivo nel commercio internazionale ", ha dichiarato il Dipartimento del Tesoro.
Sempre secondo le fonti statunitensi, la Cina viola gli obblighi presi dai G20 di astenersi da tali tipi di pratiche svalutative.
"Il Dipartimento del Tesoro USA continua a sollecitare la Cina ad aumentare la trasparenza della valuta cinese e gli obiettivi di gestione delle operazioni e delle riserve", afferma il documento reso noto dallo stesso Dipartimento.
La guerra commerciale tra USA e Cina sembra andare quindi verso una escalation – dopo i dazi americani su 250 miliardi di import di beni industriali e componentistica, Trump aveva annunciato ulteriori rincari del 10% in dazi per altri 300 miliardi di merci cinesi dal primo settembre. Abbigliamento, giocattoli, smartphone ed elettronica. Ora gli Stati Uniti, con questa dichiarazione, affermano apertamente di ritenere la svalutazione della moneta cinese non un evento naturale dettato dal mercato dei cambi ma una mossa premeditata di Pechino in risposta alla guerra commerciale in corso.
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