Il presidente russo Vladimir Putin da tanto tempo non aveva l'occasione di rallegrarsi, scrive Focus. Fino a poco tempo fa sul piano economico le cose non andavano molto bene: la caduta del rublo e dei prezzi del petrolio e le sanzioni dell'Occidente. Ma sembra che la situazione stia cambiando per il meglio, ritiene l'autore dell'articolo Ronald Schneider.
Secondo il giornalista, la condizione dell'economia russa non è così male come si prevedeva.
Nel 2017 la crescita dell'economia russa potrebbe segnare +1,6%, continua l'articolo. Per la diminuzione del costo del denaro, così come la crescita attesa delle quotazioni del petrolio, la Russia è stata inclusa nell'elenco dei mercati più attraenti per gli investitori tra i Paesi in via di sviluppo.
Grazie ad una prudente politica finanziaria, il Cremlino è riuscito a superare gli anni della crisi senza grandi perdite, continua Schneider.
Sebbene le sanzioni di USA e UE abbiano ancora in qualche misura un impatto negativo sulle imprese russe, il Paese ha affrontato bene le misure economiche afflittive occidentali. In gran parte è dovuto alle grandi riserve valutarie accumulate negli anni precedenti di boom, si osserva nell'articolo.
Tuttavia più che le sanzioni la Russia ha sofferto di più per la caduta dei prezzi del petrolio. Ciononostante la svalutazione del rublo è riuscita ad aumentare l'attrattiva delle esportazioni dei prodotti russi. Sullo sfondo delle previsioni positive dell'inflazione e del rafforzamento della moneta russa di quest'anno, la Banca Centrale ha già abbassato il costo del denaro quattro volte.
In prospettiva la Banca di Russia prevede di abbassare ulteriormente i tassi di interesse, andando così ad influenzare positivamente la crescita economica nazionale.
Il debito estero della Russia è piccolo e non desta preoccupazione. Ma la spesa pubblica richiede di essere consolidata: per eliminare il deficit, occorre tagliare i costi, condurre privatizzazioni e imporre imposte sulle esportazioni delle materie prime. Anche la fuga dei capitali dal Paese nel 2016 è significativamente diminuita, osserva Schneider. Alla fine dell'anno gli analisti prevedono un aumento del prezzo del petrolio, che dovrebbe raggiungere i 60 dollari al barile.
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