"L'Italia deve scegliere tra l'euro e la sua sopravvivenza economica", lo scrive sul Telegraph il noto editorialista finanziario Ambrose Evans-Pritchard. "Il tempo stringe per l'Italia, bloccata in una deflazione da debiti e alle prese con una crisi bancaria che non puo' affrontare con i vincoli dell'unione monetaria", scrive.
Dalla Traduzione de il Nord:
[…]
"Negli anni Novanta — continua Evans Pritchard in questo fulminante articolo pubblicato oggi dal Telegraph — l'Italia registrava un ampio avanzo negli scambi commerciali con la Germania, prima che fossero fissati i tassi di cambio e quando si poteva ancora svalutare. In quindici anni l'Italia ha perso rispetto alla Germania il 30% di competitività sul costo di lavoro per unità di prodotto; dal 2000 la produttività è diminuita del 5,9%. I governi che si sono succeduti sono criticabili, ma la questione più rilevante è che oggi il paese non riesce a uscire dalla trappola".
"A questa miscela combustibile — prosegue l'autore — si aggiunge la crisi bancaria, che rivela la disfunzionalità dell'unione monetaria e peggiora di giorno in giorno: prestiti non performanti per 360 miliardi di euro gravano sui bilanci delle banche. La vigilanza esercitata dalla Bce ha peggiorato le cose e il fondo Atlante potrebbe attirare sempre più banche nel pantano, aumentando il rischio sistemico. L'Italia è nel peggiore dei mondi possibili: a causa delle regole dell'Ue, non può prendere iniziative in piena sovranità per stabilizzare il sistema bancario e non esiste ancora un'unione bancaria degna di questo nome che condivida gli oneri.Renzi ha di fronte una dura scelta: o dice alle autorità europee di andare all'inferno o resta a guardare impotente che il sistema bancario imploda e il paese precipiti nell'insolvenza. L'Italia non è la Grecia, non puo' accettare la sottomissione.
Tra i poteri forti dell'industria italiana qualcuno ormai sussurra che l'uscita dall'euro potrebbe non essere così terribile. Sarebbe l'unico modo per evitare una catastrofica deindustrializzazione".
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